Il blog del corso di scrittura giornalistica I - Università di Cassino, facoltà di Lettere e filosofia

venerdì 29 giugno 2007

Bella prova

Scrivere per tre ore di seguito, con il caldo di questi giorni (anche se noi, tutto sommato, siamo stati fortunati…), non è facile. Quindi complimenti a tutti se non altro per la resistenza fisica e la capacità di concentrazione che avete dimostrato. Come immaginerete sto leggendo i vostri elaborati, sono appena all’inizio e dunque… vi faccio sapere quanto prima che cosa ne penso. Intanto un amico e collega, Matteo Campofiorito, mi ha portato dentro un’altra piattaforma neomediale che non conoscevo. Si chiama Twitter (qualcosa di simile a “cinguettio”) ed è una specie di blog sul quale si possono postare dei brevissimi testi per raccontare, in terza persona, la propria giornata. Interessante esperienza di debrayage, non credete? Non so per quanto la utilizzerò ma intanto l’ho trovata divertentissima… Il mio Twitter è a questo link. Ci sentiamo!

martedì 26 giugno 2007

Notte prima degli esami

In genere a quest’ora si dorme… ma magari qualcuno viene a dare un’occhiata al blog. E allora, in questa notte prima degli esami (uno dei tanti che state preparando in questo periodo) ho pensato di passare a farvi un salutino. Domattina prendo il treno presto, prima di raggiungervi in aula dovrò fare le fotocopie del test, recuperare i fogli protocollo… E ci metteremo al lavoro. Dormite sonni tranquilli, eh! La prova è certamente alla vostra portata. A domani!

domenica 24 giugno 2007

Conto alla rovescia

I quesiti sono (quasi) pronti: due sono tratti, come sapete, dal corso riassunto in questo blog, due dal Papuzzi e uno dal libro a scelta. E voi? Vi sentite preparati per la prova finale? Vediamo qualche consiglio per queste ultime ore di studio… Un’occhiata alla semiotica semionarrativa, dicevamo qualche giorno fa, è certamente utile. Ma se fossi in voi fare anche qualche esercitazione di riduzione della prolissità e di composizione dei microcontenuti, come abbiamo fatto durante le ultime lezioni: provate a raccontare la storia che segue (tratta da www.lastampa.it di oggi) in 500 battute. E magari componete pure il titolo:

ROMA - L’Italia centro-meridionale boccheggia sotto un sole africano, con
temperature che infrangono la barriera dei 40 gradi e scatta l’allarme per le
ondate di calore: a rischio soprattutto gli anziani, oltre ai bambini ed ai
soggetti con patologie cardiovascolari. Il Sistema nazionale di sorveglianza,
attivato dalla Protezione civile in 17 città, indica la presenza di un’ondata di
calore in corso da oggi fino a lunedì a Bari, Catania, Palermo, Pescara,
Campobasso e Cagliari (in quest’ultima città il livello massimo verrà raggiunto
lunedì). A determinarla è non solo l’aumento anomalo della temperatura, ma anche
il livello di umidità e la durata dell’alta pressione. Si tratta di condizioni
di caldo patologico che determinano un aumento della mortalità nella
popolazione.
E temperature record si prevedono soprattutto a Bari e a
Catania: nel capoluogo pugliese il termometro toccherà i 41 gradi lunedì; lo
stesso giorno nella città etnea si raggiungeranno i 40 gradi, mentre oggi la
colonnina di mercurio si è fermata ’solò a 38. La persistenza delle condizioni
di caldo nell’Italia centro-meridionale, spiega Bernardo De Bernardinis,
direttore dell’ufficio previsioni e prevenzione della Protezione civile, «fa
salire l’attenzione nei riguardi dei soggetti a rischio: anziani, bambini,
neonati. Nel caso di segni evidenti di malore, occorre contattare immediatamente
il medico di famiglia o la guardia medica». Peraltro, ricorda l’esperto, «le
Regioni e il ministero della Salute hanno già predisposto il piano per assistere
le categorie a rischio». De Bernardinis consiglia poi a chi si mette in viaggio,
specie al Sud, di «non dimenticare di portare con sè una bottiglia di acqua da
bere».
E intanto, la Federanziani lancia l’allarme: sono mezzo milione gli
anziani ospitati negli ospedali e nelle case di riposo, dove l’aria condizionata
resta un miraggio. La federazione chiede dunque al ministro della Salute, Livia
Turco, di estendere il monitoraggio alle strutture dove vi è un’alta
concentrazione di ultrasessantacinquenni, già debilitati da altre malattie (234
mila nelle case di cura e 247 mila negli ospedali). Bisognerà attendere martedì
prossimo per avere una pausa al caldo torrido, con temperature che dovrebbero
tornare in linea con le medie stagionali al Centro-Sud. Mentre al Nord, già da
lunedì, ci saranno nuvole e temporali.
Ma dal Friuli Venezia Giulia arriva una segnalazione sull’anomalo riscaldamento del mare: l’Osservatorio meteorologico regionale spiega infatti che la temperatura delle acque è arrivata a 26 gradi, ben quattro sopra la media stagionale. Ciò provocherà temperature minime decisamente alte lungo la costa.


Potete inserire le vostre esercitazioni nei commenti del blog oppure spedirmele, come al solito, cliccando quiCi sentiamo, eh?

martedì 19 giugno 2007

Vi ho visto in forma

Beh, mi sembra che vi stiate avvicinando di buona lena alla prova finale: forse ieri avete lasciato un po’ troppo a me la parola per essere un peer to peer… ma quando si è trattato di rimettere in ordine i concetti ho visto che avete saputo farlo. Ricordo i contenuti della prova finale: due domande sul corso (di cui trovate ampio riassunto su questo blog), due sul libro di testo (Papuzzi) e una sul volume a scelta. La Luna consiglia: un ripasso alla semiotica semionarrativa, quella che consente di cogliere la struttura profonda del racconto e che ne determina il senso… per poi saperlo restituire attraverso i microcontenuti.

domenica 17 giugno 2007

I nodi del (dis)corso: retrospettiva per immagini

  • CHE COS'E' UN GIORNALE

È un oggetto di mediazione fra l’autore e il lettore (o se volete, per dirla con il linguaggio della semiotica, fra l’enunciatore e l’enunciatario), come un tempo (diciamo cinque o seimila anni fa…) lo sono state le tavolette d’argilla. Ma è anche un servizio, visto che prevede innanzitutto un lavoro di selezione a monte delle notizie che la redazione seleziona e poi rielabora, arricchisce, completa per offrirle al destinatario. Esistono dei tratti distintivi per distinguere il giornale da altri media… E per saperne di più cliccate qui.



  • LA ROUTINE DI LAVORO

Dietro il prodotto (e il servizio) giornalistico esiste un lavoro complesso e una struttura professionale grazie alla quale le notizie vengono pubblicate secondo una determinata routine che garantisce, o dovrebbe garantire, la correttezza dell’informazione. Per questo all’interno della redazione esistono dei ruoli (dal direttore responsabile al redattore…) che corrispondono ciascuno a determinati livelli di responsabilità. Con i giornali collaborano inoltre anche delle figure esterne, i collaboratori e i free lance, che realizzano di solito il lavoro sul campo.
Per saperne di più cliccate qui (scorrere il post fino alla voce corrispondente).


  • CHE COS'E' UNA NOTIZIA

Ormai lo sappiamo… La notizia, almeno da quando esiste la penny press (1830 o giù di lì…), è il materiale di lavoro del giornalista. Senza il giornalista la notizia non esiste (e viceversa…). Già… Ma la notizia è innanzitutto un ritaglio della realtà, tratto di solito dalla vita quotidiana, che il giornalista realizza tenendo conto degli interessi di chi legge. Giusto? La notizia perciò non coincide con la realtà ma la rappresenta. Risente inoltre della visione prospettica con cui il giornalista osserva ogni avvenimento: nessuna notizia può essere oggettiva, è sempre condizionata dal punto di vita di chi la racconta. E dunque nessuna notizia coincide con la verità… anche se il giornalista deve garantire al lettore la propria onestà professionale. Altri concetti utili per un discorso sulla notizia tratti anche dal Papuzzi: differenza fra news e views (nonché fra straight reporting ed interpretative reporting), identificazione di una notizia (per rappresentazione o contrapposizione), l’avvento delle features… Basta? No! Per comporre una notizia bisogna sempre avere presente la griglia delle care, vecchi cinque W: Who, where, when, what, why, (chi, dove, quando, cosa e perché…). Solo così una notizia potrà dirsi completa.
Per saperne di più… cliccate qui.


  • L'ORGANIZZAZIONE PLASTICA DELLA PAGINA

La scrittura giornalistica non si esercita soltanto attraverso il linguaggio verbale. Esiste una scrittura visiva che determina l’aspetto della pagina, il senso complessivo del servizio e quello delle notizie contenute al suo interno. Esistono tre livelli dell’organizzazione plastica, secondo Greimas: quello eidetico, quello topologico e quello cromatico. Ogni giornale interpreta questi tre livelli realizzando una propria estetica (tra frattura e armonia) coerente con l'ideologia di cui si fa portatore. Il giornale insomma è innanzitutto un prodotto visivo, il cui senso viene interpretato dal lettore a prima vista, quando lo osserva nel suo insieme, come si fa con uno stormo di uccelli...
Per saperne di più… cliccate qui. (scorrere il post fino alla voce corrispondente)



  • I TIPI DI CONTENUTO

All’interno di un giornale esistono diversi tipi di contenuto (un po' come la frutta che troviamo al mercato...) organizzati intorno a due “grandi famiglie”: gli articoli di natura informativa (news) e quelli finalizzati al commento (views). Esistono inoltre dei contenuti di servizio (i titoli di borsa, gli orari dei treni, i risultati del lotto…) e una serie di informazioni paratestuali (le testatine, i numeri di pagina, la gerenza con le informazioni sull’editore e sulla redazione…). Un tipo di contenuto a parte è rappresentato dall'intervista (per un approfondimento clicca qui). Ci sono poi le fotografie e le illustrazioni con cui spesso gli articoli, e soprattutto i titoli, “dialogano”. L'immagine inoltre svolge spesso un ruolo di “veridizione”: serve cioè a dimostrare che fondatezza della notizia…
Per saperne di più… cliccate qui.


  • LA SEMIOTICA NARRATIVA

La scrittura è soltanto la parte visibile del racconto. Sotto il pelo dell'acqua, prima della manifestazione discorsiva di ogni storia, esiste una struttura narrativa profonda descritta dal semiologo lituano-francese Julien Greimas. Ogni testo risponde così ad un modello generale, il “programma d’azione”, nel quale un “soggetto” vuole raggiungere un “oggetto di valore” sottratto da un “antisoggetto”... attraverso quattro fasi (manipolazione, competenza, performanza e sanzione). Per saperne di più… cliccate qui.


  • LE FONTI

Dove si prendono le informazioni utili a confezionare le notizie? Come l’acqua: dalle fonti. Esistono fonti di primo (livello che provengono da soggetti autorevoli) e di secondo livello (rispetto alle quali è il giornalista a prendersi la responsabilità della notizia che comunicano). E ancora tra fonti dirette (che il giornalista rintraccia con il suo lavoro) e indirette (che producono materiali già prelavorati, come i comunicati stampa, i lanci d’agenzia…). Le agenzie sono fonti indirette, ma non hanno solitamente bisogno di verifica, e rappresentano, con tutti i rischi di omologazione informativa che questo comporta, una gran parte del materiale con cui lavorano i giornalisti moderni.
Per saperne di più… cliccate qui.


  • DENTRO IL LINGUAGGIO GIORNALISTICO

La specificità del linguaggio giornalistico si manifesta soprattutto nella parte alta dell’articolo, nell’attacco: dove prevalgono frasi brevi, tendenzialmente nominali, ricche di contenuti informativi. Nella fase referenziale dell’articolo la struttura del periodo torna ad essere molto simile a quella ordinaria pur conservando alcune caratteristiche. Tra le forme ricorrenti del linguaggio giornalistico c’è l’apposizione: un periodo che specifica, dopo i due punti (ma anche dopo il punto fermo), alcuni aspetti della frase principale. Sul web vengono portate all’estremo le caratteristiche della scrittura giornalistica: organizzare i contenuti secondo il principio della “piramide invertita” (prima le conclusioni, poi i particolari), osservare la “legge della vicinanza” (soggetto, verbo e complemento oggetto il più possibile vicini fra di loro), ridurre la prolissità del testo.
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  • MODALITA' DI ATTACCO


L'attacco, ovvero il periodo iniziale dell'articolo, è un elemento strategico nel rapporto con il lettore: bisogna fornirgli le informazioni essenziali e catturarne l'attenzione. Il senso di una storia viene perciò estratto come si fa con il succo di un arancio. Secondo il nostro libro testo se ne individuano quattro, io mi sono spinto a esemplificarvene sette… L’importante è sapere che non rappresentano una gabbia ma uno strumento per far rendere al meglio la fantasia di ciascun giornalista. Ricordiamoci poi che qualunque contenuto giornalistico si divide in tre parti: oltre all’attacco c’è il corpo e la chiusa. Quest’ultima è un altro momento cruciale del rapporto con il lettore… C’è chi dice che una buona maniera per trovare una chiusa può essere quella di tornare sulle immagini o sull’argomentazione dell’attacco, chiudendo così il cerchio. A mio avviso, innanzitutto, è meglio evitare la morale: le conclusioni, sulla base delle informazioni che il giornalista organizza nell’articolo, deve trarle il lettore…
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  • I TITOLI

È un livello del testo giornalistico che mette in condizione il lettore di apprendere le informazioni essenziali della notizia e di scegliere se procedere o meno alla lettura dell’articolo. Dunque, è il distillato ulteriore del senso di una storia, già "spremuto" nell'attacco. Chi fa i titoli? Di solito non è lo stesso giornalista che scrive l’articolo ma alcune figure, dal redattore in su, che lavorano nella redazione. A volte può essere utile farsi ispirare (magari modificandoli) da titoli di film molto noti, canzoni, opere letterarie di una certa popolarità… pezzi di "enciclopedia" comune che possono restituire, attraverso un gioco di parole, il senso dell’articolo e motivare il lettore a leggerlo. Importante è poi, nella composizione del titolo, tenere presente il contenuto visivo della pagina: soprattutto nei settimanali e nei mensili il dialogo fra titolo e immagine è determinante…
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  • I VALORI NOTIZIA

Perché alcune notizie si pubblicano e altre no? E perché alcune assumono una certa importanza e altre meno? Di mezzo c’è ovviamente l’arbitrarietà degli autori del giornale che discutono, in redazione, le notizie del giorno. In maniera più o meno consapevole però si fa riferimento a una serie di “valori notizia” individuati nel tempo e che determinano il “peso” delle informazioni. Anche qui con un’importante avvertenza: tutto è relativo nel giornalismo. Una notizia importante per un quotidiano può non esserlo per un mensile, una rivista di motociclette seleziona le notizie in base alla propria missione, a volte dare un certo peso a una notizia, anche ingiustificato dalla cronaca, può avere un significato provocatorio… L’autonomia delle scelte di una redazione non deve mai (o non dovrebbe mai) venir meno.
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  • BREVE STORIA DELLA COMUNICAZIONE

Il sistema mediale è in sistema ecologico, con equilibri interni che cambiano nel tempo e nello spazio… e con una sorta di riciclaggio delle modalità di comunicazione che attraversano i millenni. Dalla civiltà della comunicazione orale a quella dei nuovi media, passando per la fase chirografica, tipografica e dei media elettrici… nulla si crea e nulla si distrugge. Per questo all’interno della scrittura giornalistica troviamo alcuni tratti distintivi che recuperano una maniera di mediare le informazioni che risale a oltre cinquemila anni fa…
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  • DAL TESTO ALL'IPERTESTO (E RITORNO)

Fra le caratteristiche della civiltà neomediale, quella in cui siamo immersi noi giornalisti della tarda modernità, c’è il passaggio dal testo all’ipertesto (e all’ipermedia). La definizione “storica” di ipertesto è stata fornita da Ted Nelson, filosofo e informatico statunitense, che l'ha messa a punto nel ’65, nel suo libro “Literary machine”, recuperando l’idea del Memex: la prima macchina ad ipotesi ipertestuale, progettata da Vannevar Bush intorno al 1930, basata sulla tecnologia del microfilm. Vi ricordate la definizione di ipertesto secondo Ted Nelson? Qualcosa del tipo: è una scrittura non sequenziale, un testo che si dirama e che consente al lettore di scegliere i percorsi di sfogliamento. Su questa base Ted Nelson aveva messo a punto Xanadu: un ipertesto che avrebbe dovuto raccogliere la letteratura globale attraverso una rete di computer distribuiti in tutto il mondo. Qualcosa di molto simile a internet, no? Secondo Nelson questa ipotesi è ancora valida, anzi internet ne rappresenta secondo lui una versione ridotta, e continua a lavorare verso la realizzazione della sua utopia… Date un’occhiata al suo sito... In aula però abbiamo ragionato intorno ad un’ipotesi diversa, messa a punto nel ’97 dal semiologo danese Espen Aarseth, che ha approfondito in particolare lo studio dei videogame… Proviamo a riassumerla: l’ipertesto è un testo digitale, composto da più nodi, connessi attraverso link elettronici secondo una griglia sequenziale o non sequenziale, progettata dall’autore e accessibile al lettore soltanto attraverso diversi strati di software. L’autore insomma, nel momento in cui compone l’ipertesto, si preoccupa di “scrivere” anche tutti i percorsi possibili che potrà seguire il lettore. Questi legami fra i diversi nodi dell’ipertesto si trovano nella memoria del computer e il lettore può accedervi soltanto utilizzando diversi software, cioè diversi programmi informatici sovrapposti che consentono di sfogliare un cd-rom o di consultare un sito web… E già, perché anche un sito web non è altro che un ipertesto. Volete conoscere un po’ più da vicino Espen Aarseth? Guardate qui…
Dunque, quando lavoriamo ad un articolo per un giornale on line, oltre al testo lineare, noi giornalisti della tarda modernità “scriviamo” anche i link che rendono tridimensionale la fruizione: creando percorsi verso altri contenuti interni, verso siti web esterni, proponendo al lettore degli approfondimenti multimediali (attraverso i link di attivazione, che richiedono cioè al computer remoto di avviare dei software diversi da quello per la lettura del contenuto verbale… ). Questo atteggiamento mentale ha delle conseguenze anche nella maniera di pensare il “vecchio” giornale cartaceo: non per nulla all’interno delle pagine troviamo sempre più spesso dei box di approfondimento, dei contenuti correlati, una specie di ipertesto orizzontale e complanare… al cui interno il lettore può muoversi liberamente ed esercitare le proprie scelte.

Meno dieci

Come va lo studio? A che punto siete con il libro di testo? E il volumi a scelta? Sono curioso di vedere quanti di voi hanno scelto quello sulla tv o quello sul web... Mancano dieci giorni esatti alla prova finale: penso possa esservi utile ripercorrere insieme i punti principali che abbiamo toccato durante le nostre 42 ore di navigazione intorno (e dentro) la scrittura giornalistica. Come al solito: se c’è qualcosa di poco chiaro, soprattutto per i non frequentanti, io sono qui ok? E adesso andate al post successivo…

sabato 16 giugno 2007

Fossi in voi...

...pensando alla prova finale ridarei un'occhiata approfondita alla semiotica semionarrativa (il post si raggiunge cliccando qui). Oh, non lo dite a nessuno, eh? E se studiando avete qualche dubbio fatevi sentire... Lunedì, dalle 15.00 (o giù di lì) ripercorreremo comunque per grandi linee i nodi principali di tutto il (dis)corso. Ci vediamo!

lunedì 11 giugno 2007

Tanto per capirci…


Questo è l’oggetto che rappresenta meglio la funzione del titolo: distillare il senso della storia, dopo che ne abbiamo estratto il succo nell’attacco dell’articolo, offrendone al lettore la miglior sintesi possibile.

Tornando da Lecce

Pensavate che fossi sparito? In realtà sto cercando di sopravvivere ad una quantità spropositata di impegni… Venerdì scorso, per esempio, ho partecipato ad un convegno di Confindustria a Lecce sulle fonti energetiche rinnovabili (vale a dire quelle che non sono destinate ad esaurirsi come il vento, il sole o il calore della Terra…). Sapete che questa splendida città non è per niente facile da raggiungere in treno? Da Roma ci sono sei ore e mezza di viaggio, più quarantacinque minuti di ritardo che su quella tratta sembra siano la normalità. Beh, ho passato in pratica più tempo sull'Eurostar che al tavolo dei relatori. La discussione comunque è stata interessante: il fatto che l’associazione degli industriali si occupi di questi temi, mettendo al centro della propria riflessione le forme di energia che non danneggiano l’ambiente, mi sembra un fatto positivo. Pensate che in Germania, intorno all’industria delle fonti rinnovabili, negli ultimi anni sono nati oltre 150.000 nuovi posti di lavoro. Ci vorrebbe anche in Italia, no? Ma adesso riprendiamo a mettere in fila i concetti emersi durante i nostri ultimi incontri (guarda il post successivo).

domenica 3 giugno 2007

AVVISO

Mi dispiace ma questo giovedì non sarò in redazione, ho un convegno a Lecce e dovrò partire in giornata... Quindi la visita che stavate organizzando andrebbe spostata ad un altro giorno. Ma cerchiamo di farla, a me farebbe molto piacere mostrarvi il nostro luogo di lavoro. Ci aggiorniamo mertedì!

Linguaggio al microscopio

Abbiamo verificato diverse volte come la scrittura giornalistica si esprima innanzitutto nell'attacco, la parte alta dell’articolo. Qui la struttura ordinaria del periodo diventa particolarmente sintetica e raggiunge il punto di massima torsione: troviamo, infatti, periodi estremamente brevi, frasi nominali (cioè senza il verbo), costruzioni basate sull’accumulo… Vi immaginate del resto un articolo scritto per intero con il lessico e con la morfologia dell’attacco? Sarebbe da impazzire... stancante per chi legge e anche poco comprensibile. Più oltre, nella fase referenziale del testo (la cosiddetta “pancia”) e nella conclusione, la struttura del periodo risponde sostanzialmente ai canoni di quella letteraria, simile in qualche modo a quella del romanzo, con un periodo più ampio, delle frasi architettoniche (le dipendenti), una serie di incisi... Esistono però delle particolarità che marcano la scrittura giornalistica anche in questa regione del testo. Vediamo quali abbiamo individuato:

Piani sfalsati
Innanzitutto, come abbiamo visto durante le esercitazioni, troviamo l’alternanza del discorso diretto e di quello indiretto (oppure, in altri termini, della mimesi e della diegesi). Attraverso il primo, in termini mimetici, il giornalista riproduce uno scampolo di realtà, fa parlare i propri testimoni attraverso delle frasi racchiuse tra virgolette. Così:


«E’ tempo di cambiare marcia» ha detto il presidente dell’Associazione ciclisti italiani. Con lui si è schierato l'intero consiglio direttivo che ha deciso di sostenerne l'azione. «Siamo stanchi di fare una vita in salita» è stato il commento di un altro rappresentante dell'assemblea...
In questo modo il lettore può quasi “sentire” la voce del testimone, se l’articolo è integrato da una fotografia il testo diventa sincretico (porta cioè a sintesi due diverse sostanze dell’espressione, il linguaggio verbale e quello visivo) e l’effetto è molto simile a quello “immersivo” della televisione. Alternando mimesi e diegesi il giornalista accompagna come voce narrante il lettore nell’ascolto delle diverse testimonianze. È anche una maniera per mettere in campo il “discorso oggettivante” che consente al giornalista, come fosse un burattinaio, di parlare attraverso i propri personaggi, di costruire un articolo centrato intorno ad una determinata tesi che viene però affermata attraverso le testimonianze, e le opinioni, che ha raccolto. I piani sfalsati che si generano all’interno del testo, fra discorso diretto ed indiretto, favoriscono inoltre l’attenzione del lettore. Lo sa bene, del resto, chi pratica il teatro: l’interesse di chi osserva è sollecitato soprattutto dalle sfalsature e dai punti in movimento…


Cicli narrativi
Un’altra caratteristica della scrittura giornalistica si può individuare nell’iterazione del racconto. L'autore comincia cioè a raccontare una storia nell’attacco, ricomincia a narrarla qualche periodo più sotto e aggiunge un particolare, poi riprende una terza volta facendo entrare magari un nuovo personaggio… e infine chiude il racconto. Questa maniera di procedere recupera, come ormai sapete, una caratteristica della comunicazione orale: per fare in modo che la storia resti impressa nella memoria dei propri interlocutori, in mancanza di un supporto sul quale depositarla attraverso la scrittura, prima dell’invenzione della scrittura si ripeteva una, due, tre volte… arricchendola strada facendo di elementi. Attenzione: questo non significa che bisogna utilizzare gli stessi termini. Anzi: una scrittura giornalistica di qualità si individua proprio in base alla “biodiversità” del lessico che viene utilizzato, dall’ampiezza del repertorio di sinonimi e perifrasi che l’autore è in grado di maneggiare. Per questo, ripetendo più volte il racconto all’interno dello stesso articolo, secondo un andamento ciclico che si riscontra soprattutto negli articoli di cronaca, bisogna saper articolare la scelta dei termini che utilizziamo: un conto è ripetere il racconto, un altro è farlo sempre con gli stessi ingredienti che generano un effetto di ridondanza sgradevole per chi legge… Roma perciò diventa la Capitale, il sindaco diventa il primo cittadino, la Russia diventa Mosca (dunque una parte, la capitale di un paese, rappresenta per metonimia tutto il resto… ), il presidente del consiglio diventa il premier…

Lessico ad alta biodiversità
Un terzo punto riguarda ancora la scelta del lessico : sui giornali si tende a riprodurre il linguaggio della quotidianità, quindi in linea di massima si utilizza un registro colloquiale rinunciando a quello aulico e letterario che tornano più utili nella poesia e nel romanzo. Dunque un periodo del tipo:

Ieri a Roma il presidente della Repubblica ha dichiarato che si ergerà a paladino delle minoranze…

può efficacemente diventare:

Ieri a Roma il presidente della Repubblica ha detto che difenderà le minoranze…


Alziamo l'ingrandimento!
Adesso però alziamo l’ingrandimento del nostro microscopio e vediamo di cogliere alcuni indicatori strutturali che caratterizzano la scrittura giornalistica. Il primo, secondo l’analisi di Maurizio Dardano, fra i linguisti italiani che ha studiato con maggior rigore il linguaggio dei giornali, riguarda il frequente ricorso al polisindeto. Lo dicevamo durante la lezione: è un periodo costruito basandosi sulla congiunzione “e”. Infatti troviamo spesso, negli articoli, delle frasi concatenate in questa maniera:

Il ministro ha annunciato la riforma ed ha rilanciato la trattativa…

C’è un soggetto, un primo predicato verbale, un complemento oggetto. Poi una congiunzione (in questo caso con l’epentesi, vale a dire la “d” eufonica) e un secondo predicato retto dal soggetto della principale. Il periodo in questo caso si dice "coordinato", vale a dire che è composto da due frasi (prima e dopo la congiunzione) che si trovano allo stesso livello.

Altre caratteristiche...
Vediamo qualche altra caratteristica del linguaggio giornalistico:

  • il soggetto durante l’articolo viene ripetuto piuttosto spesso (sempre perché si recuperano alcuni stratagemmi dell’oralità)
  • si riscontra un certo abuso dei due punti (in effetti sono un elemento della punteggiatura piuttosto utile perché consente di schematizzare i concetti)
  • esiste una certa tendenza allo stile nominale (ma su questo, come vedremo nella prossima lezione, la scrittura giornalistica on line è in controtendenza…).
  • Infine si utilizzano abbastanza spesso le cosiddette strategie enumerative utilizzando, stavolta, l’asindeto. Di che cosa si tratta? Ci facciamo rispondere da Wikipedia, l’enciclopedia partecipata on line: «L'asindeto è la figura retorica che consiste in un'elencazione di termini o in una coordinazione di più proposizioni senza l'uso di congiunzioni». Insomma, è il contrario del polisindeto. Si utilizza molto spesso nel linguaggio poetico ma è frequente anche nel periodo giornalistico:
I cittadini della Val di Susa, dopo l’assemblea di ieri, hanno avanzato le proprie proposte: partecipare al tavolo di concertazione degli enti locali per definire il progetto, valutare un tracciato alternativo a quello
messo in campo dal governo, fermare i cantieri fino a quando non saranno sciolti i dubbi sul danno ambientale…

Questa strategia si può applicare sia attraverso i verbi, come nell’esempio qui sopra, sia attraverso i nomi. Si presta inoltre ad un trattamento grafico particolare sia sui giornali cartacei, sia su quelli on line. Lo stesso periodo può assumere questa conformazione visiva:

I cittadini, dopo l’assemblea di ieri, hanno
avanzato le proprie proposte:

  1. partecipare al tavolo di concertazione degli enti
    locali per definire il progetto
  2. valutare un tracciato alternativo a quello messo in
    campo dal
    governo
  3. fermare i cantieri fino a quando non saranno
    sciolti i dubbi sul danno ambientale…

È ancora più chiaro, no?

Verso il periodo complesso
Questa struttura della frase però è ancora tendenzialmente lineare. Il periodo, anche nella scrittura giornalistica, assume conformazioni più complesse che passano innanzitutto attraverso l’utilizzo di alcuni elementi coordinativi come le particelle avversative (ma, ma anche, invece, oppure…) che evidenziano la polarità delle posizioni in campo. Ci sono poi gli incisi e le parentetiche che creano delle sfalsature interne al periodo e consentono di concentrare, fra parentesi o trattini, un alto numero di informazioni. Facciamo un esempio :

Valentino Rossi ha preceduto la Ducati di Loris Capirossi (che balza in testa alla classifica generale con 99 punti insieme ad Hayden) e la Honda dello statunitense Nicky Hayden. Una gara entusiasmante, con Rossi e Capirossi che si sono dati battaglia negli ultimi giri…


Spesso l’inciso si utilizza all’interno del discorso diretto:

«Se il sindaco proseguirà nel suo progetto – ha detto oggi il capogruppo dell’opposizione, Marcello Manni, 43 anni, della lista civica – faremo ostruzionismo in aula…».

Infine, nel processo di complessificazione del periodo incontriamo i pronomi relativi e le congiunzioni che introducono un principio di vera e propria architettonicità attraverso le frasi subordinate (ovvero: all’interno del periodo non si trovano allo stesso livello delle principali). Così:

I ladri sono entrati nella banca, che in quel momento
era ancora chiusa, puntando le armi contro i funzionari immobilizzati dalla
paura.


Fenomeno apposizione
Ma c’è un altro fenomeno nella scrittura giornalistica su cui vale la pena di soffermarsi. È l’apposizione , ovvero quell’elemento sintattico che aggiunge un’informazione ad un altro elemento della frase. Si separa dalla principale tendenzialmente attraverso i due punti ma anche attraverso il punto, diventando così una frase indipendente e il più delle volte nominale. Esistono tre maniere diverse per applicarla:
  1. Il sostantivo dell’apposizione ha lo stesso tema del predicato verbale della principale:
    L’Inter ieri ha vinto per tre a zero la partita contro l’Atalanta. Una vittoria che porta la squadra allenata da Mancini a tre punti dalla Fiorentina…
  2. Il sostantivo dell’apposizione è un sinonimo di quello che regge la principale:
    La festa è cominciata alle quattro del pomeriggio proprio nella piazza principale della città. Una manifestazione riuscitissima, alla quale hanno
    partecipato migliaia di bambini…

  3. Il sostantivo della principale viene ripetuto nell’apposizione con l’effetto di comunicare una maggiore enfasi nel racconto, una forte partecipazione emotiva da parte dell’autore:
    La bambina era nascosta sotto un cumulo di cartoni. Una bambina di soli tre giorni, vestita con un abitino azzurro, una bambina che per le autorità italiane
    non esiste…

Beh, per adesso fermiamoci qui. Durante i nostri ultimi incontri vedremo quali di queste caratteristiche, nel giornalismo on line, diventano ancora più evidenti. E capiremo quali sono i tratti distintivi della scrittura giornalistica nella tarda modernità… E come al solito, se avete qualche dubbio, cliccate qui oppure lasciate un commento...

Soluzione!

Semplice… Sono i tre oggetti che rappresentano, metaforicamente, altrettanti aspetti della nostra navigazione intorno alla scrittura giornalistica. Con la maschera da sub abbiamo visto che cosa c’è prima della scrittura, la parte sommersa dell’iceberg, vale a dire la ricerca delle informazioni, l’analisi semionarrativa del racconto, la definizione della notizia… Con lo spremiagrumi rappresentiamo invece l’estrazione del “succo” di una storia che ci torna utile innanzitutto per comporre l’attacco, poi per costruire il titolo e gli altri microcontenuti. E il microscopio? Ci serve per osservare il tessuto profondo della scrittura, per scoprire il dna del periodo giornalistico e catturare alcuni “meccanismi” morfologici che lo governano. Proviamo, sulla falsariga di quanto ci siamo detti la volta scorsa , ad utilizzare quest’ultimo strumento (nel prossimo post…)

Quiz visivo

A che cosa vi fanno pensare questi tre oggetti?




Per la risposta, come al solito, clicca qui oppure lascia un commento... (ne riparleremo con il prossimo post)