L'intervista
L'intervista è fra i tipi di contenuto più importanti a disposizione del giornalista. Ma è probabilmente anche il più difficile da realizzare visto che porta al cospetto, nella dimensione del dialogo prototipico, il giornalista con una fonte diretta. Proprio qui, durante le interviste, nascono del resto le notizie: consultando testimoni di fatti importanti, esperti che raccontano storie originali o commentano (siamo nella quarta fase della semiotica narrativa, quella sanzionatoria) vicende già note. In entrambi i casi realizzare un'intervista è difficile sia perché bisogna far emergere dall'interlocutore le informazioni che riteniamo importanti, sia perché nel momento della scrittura dobbiamo rispettare il registro utilizzato durante la conversazione ma allo stesso tempo rendere pienamente intellegibile il senso delle sue dichiarazioni al lettore. Bisogna scrivere e non trascrivere...
C'è un consiglio riguardo le interviste che trovo su un libro ormai famoso, "Il giornalista quasi perfetto" di David Randall (Laterza2000), che voglio fare mio: "Non abbiate timore di sembrare stupidi". Ovvero, se durante l'intervista c'è qualcosa che non comprendiamo, è inutile fingere il contrario: nell'interesse del lettore, che è sempre sovrano, meglio chiedere chiarimenti al momento piuttosto che ritrovarci a scrivere, poi, qualcosa che non abbiamo compreso. Sul libro di Randall, che lavora per il quotidiano inglese The Independent, trovate un sacco di indicazioni utili sulla professione giornalistica ed è anche molto gradevole da leggere. Guardate com'è interessante questa sua riflessione sul rapporto fra internet e carta stampata pubblicata un paio d'anni fa dal settimanale Internazionale.
Ma per tornare all'intervista, vediamo qualche punto fermo per imparare intanto come si fa quella per i giornali su carta stampata e on line (quella per la radio e la tv possiede alcune specificità che in questa sede non trattiamo...).
PREPARARE L'INTERVISTA
- L'intervista può innanzitutto essere tematica o personale. Nel primo caso bisogna governare il dialogo con la fonte perché stia sull'argomento che ci interessa: spesso gli interlocutori, specialmente se messi alle strette, tendono a divagare, a rispondere in maniera generica. Sta al giornalista fare in modo che il discorso sia pertinente (anche qui, come vedete, rientra in campo la "massima della relazione" di Paul Grice, quella che recita semplicemente "sii pertinente"). Nel caso di un'intervista di taglio personale invece il discorso può spaziare più liberamente: se intervistate Sofia Loren è evidente che al centro del discorso innanzitutto c'è lei, la sua vita, i suoi ricordi, i pensieri che sta coltivando...e deve poterli esprimere con una certa libertà.
- In ogni caso prima di realizzare un'intervista bisogna avere chiaro quale obiettivo abbiamo e prepararsi allo scopo. Bisognerà cioè mettere a punto preventivamente una lista di domande (che su richiesta possono essere anticipate all'intervistato) e documentarsi sul tema e/o sul personaggio che si sta per intervistare. Ogni intervista, così come qualunque altra narrazione, contiene del resto un focus che bisogna definire a monte (il primo passo, come abbiamo detto spesso, dipende dall'ultimo). Ed esprime la "fatale prospetticità", come ha scritto oltre trent'anni fa Umberto Eco nel suo "Guida all'interpretazione del linguaggio giornalistico", di chi la scrive. D'altro canto, come abbiamo capito durante il corso, qualunque racconto è interpretazione e l'intervista non fa eccezione a questa regola...
REALIZZARE L'INTERVISTA
- Un strumento indispensabile lavoro per realizzare l'intervista è il registratore: non basta prendere appunti, sempre meglio avere il documento sonoro dell'interlocuzione. E' molto utile, inoltre, durante la registrazione prendere appunti: sia perché ci aiuterà a ritrovare i punti più importanti, sia perché ci aiuta a rimanere concentrati su quanto dice l'intervistato, sia perché... non si sa mai, il registratore potrebbe non funzionare ed abbiamo almeno una traccia scritta. La registrazione andrà poi sbobinata integralmente utilizzando il testo come base per scrivere l'intervista.
- La fonte ha il diritto di non essere censurata rispetto alle opinioni che esprime o ai fatti che racconta. Può inoltre, su richiesta, controllare il testo prima della pubblicazione. Il giornalista non deve inserire nell'intervista elementi a posteriori, ai quali l'intervistato non può replicare. Questo inoltre può chiedere di rilasciare dichiarazioni "off record", a microfono spento, che il giornalista dunque non può riportare. Su questo punto vi racconterò comunque in un prossimo post una riflessione che ho fatto con un giornalista di Report, il programma di attualità in onda su Rai Due che si misura spesso con situazioni di questo genere...
- La migliore modalità per realizzare un'intervista sta nella conversazione interpersonale immediata (faccia a faccia), che consente di accedere, attraverso il dialogo prototipico, all'intero patrimonio di segni dell'altro. Esistono però altre modalità di interlocuzione mediata in una scala crescente di opacità che si possono utilizzare efficacemente: l'intervista al telefono (che surroga nella maniera migliore la conversazione interpersonale), quella via chat (sostanzialmente sincrona) e quella via e-mail (asincrona). In quest'ultimo caso, proprio per sopperire alla mancanza del tessuto connettivo rappresentato dal dialogo prototipico della conversazione immediata, meglio proporre anche almeno una domanda aperta nella quale l'interlocutore possa esprimere concetti a propria discrezione. Il rischio, con le interviste via e-mail peraltro sempre più utilizzate, sta innanzitutto nell'impossibilità di ribattere sul piano dialettico alle argomentazioni dell'intervistato, sempre meglio perciò concordare per tempo la possibilità di porre domande aggiuntive. E poi nel registro che rischia di essere troppo letterario, troppo vicino al linguaggio scritto per sembrare davvero un'intervista...
SCRIVERE L'INTERVISTA
- L'intervista non deve riportare necessariamente la versione integrale del dialogo tra il giornalista e la fonte. Se ne può utilizzare soltanto una parte modificando, se occorre, la sequenza delle domande (sempre che questo non alteri il senso delle battute pronunciate dalla fonte).
- Anche la morfologia del periodo può essere modificata perché durante l'espressione orale tendiamo verso la ridondanza, inoltre durante il dialogo prototipico entrano in campo altri codici (come la gestualità, il contesto o la prossemica) che il lettore non può percepire, il lessico del parlato non è sempre il più adeguato quando diventa testo scritto... Sta qui il difficile: restituire il discorso pronunciato dall'interlocutore in una forma intellegibile per chi leggerà l'intervista rispettando la struttura linguistica dell'intervistato (nella quale deve proiettarsi il suo simulacro, non quello del giornalista) e il senso delle sue argomentazioni.
- Sarà bene porre domande sintetiche e fare in modo che le risposte non siano troppo lunghe. Per centrare questo obiettivo si può chiedere all'intervistato, prima di cominciare l'intervista, di non dilungarsi troppo nelle risposte anticipandogli il numero complessivo di domande che intendiamo porgli. Questo sarà utile anche per utilizzare al meglio il tempo a disposizione.
- Le dichiarazioni dell'intervistato possono essere utilizzate sia per comporre un'intervista con la classica struttura domanda/risposta, sia per scrivere un articolo di cronaca diluendo gli stralci di discorso diretto secondo l'alternanza mimesi/diegesi su cui ci siamo ampiamente soffermati. In ogni caso, anche quando si tratta di un'intervista classica, bisognerà comporre un attacco (spesso le interviste iniziano con il discorso diretto, esplicitando nel periodo che segue con un nesso l'intestatario della dichiarazione e gli altri elementi informativi essenziali rappresentati dalle cinque W).
3 commenti:
good start
quello che stavo cercando, grazie
Si, probabilmente lo e
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