Il blog del corso di scrittura giornalistica I - Università di Cassino, facoltà di Lettere e filosofia

domenica 27 maggio 2007

Tipi di contenuto

Vi ricordate la nostra prima lezione? Federica, se non mi confondo, ha “scritto” il nostro primo testo. Ha messo cioè in ordine le riviste e i giornali che avevo portato in aula come se dovesse allestire un’edicola proprio sotto l’università: la sua ipotesi prevedeva da una parte le riviste per bambini, da un’altra i femminili (ma Flair è molto diverso da Gente…), poi i settimanali d’attualità, le riviste giovanili… e tutti in fila, da un’altra parte ancora, i quotidiani organizzati anche loro secondo alcuni criteri (il formato, l’area di diffusione, l’ideologia…). È un sistema complesso, una vera e propria galassia, che trova nell’edicola la sua migliore metafora: un’edicola in fondo, con le sue ibridazioni (basti pensare alla quantità di oggetti non-mediali che si vendono al suo interno, come i biglietti dell’autobus ma adesso anche le caramelle, i giocattoli, i souvenir…), è il simulacro della comunità che le ruota intorno. Ma rappresenta soltanto una parte dell’intero sistema mediale che comprende anche i media elettrici, i nuovi media (intesi, convenzionalmente, come i media basati sulla codifica digitale)… E domani, chissà.

Beh, da allora ne abbiamo fatta di strada. Ci siamo soffermati sui quotidiani individuandone i tratti distintivi e analizzandone, in base al formato e all’organizzazione plastica, il senso: ci sono i giornali su formato tradizionale, che raccontano (in linea di massima) la realtà secondo un punto di vista istituzionale; e quelli innovativi, su formato tabloid, finalizzati (almeno in Italia) ad un giornalismo d’opinione, politicamente orientato verso la rottura degli schemi sociali consolidati, l’innovazione formale e anche politica. Insomma: ci sono giornali conservativi (e conservatori) e giornali innovativi (e innovatori). E poi? Con un’ulteriore zoomata siamo entrati finalmente nel giornale. Abbiamo visto che è suddiviso in sezioni, poi in pagine che al loro interno presentano i contenuti: quelli visivi (vale a dire le foto e le illustrazioni), quelli verbali e l’infografica che rappresenta una sintesi fra i primi due. Un altro passo: i contenuti verbali, sui quali ci soffermiamo in questa esperienza formativa, si suddividono in diverse tipologie che abbiamo rintracciato attraverso il lavoro di gruppo dell’ultima lezione. Schematizziamo:

Contenuti informativi

  • Breve: notizia di poche righe, su fatti generalmente di secondaria importanza
  • Notizia: contenuto di circa 20/righe che fornisce le informazioni essenziali circa un determinato evento Servizio: contenuto più approfondito, sopra le 30 righe, che prevede il reperimento di fonti aggiuntive rispetto a quelle utilizzate per la notizia.
  • Cronaca: narrazione immediata di un certo evento. Si suddivide di solito in nera, rosa, sportiva, parlamentare… a seconda dei temi che tratta
  • Corrispondenza: arriva da un luogo lontano, dove agisce il corrispondente o l’inviato
  • Inchiesta: si suddivide in conoscitiva e investigativa, a seconda dell’atteggiamento con cui agisce l’autore e del tema che tratta… La prima inquadra un fenomeno sociale, la seconda porta alla luce un retroscena attraverso un’indagine realizzata dal giornalista.
  • Reportage: un articolo piuttosto esteso, nel quale l’autore (magari anche in prima persona…) racconta un’esperienza realizzata in un luogo lontano
  • Resoconto: il racconto di un avvenimento che si sviluppa in un determinato arco di tempo (un convegno, un corteo, una conferenza stampa…)
  • Pastone: un articolo che riassume gli eventi politici, di cronaca… o di altri temi della giornata

Contenuti d’opinione

  • Fondo: commento realizzato da alcune figure autorevoli, anche esterne alla redazione
  • Editoriale: solitamente del direttore o di un altro componente dello staff di direzione, che rappresenta il punto di vista della testata. In semiotica si parla perciò di “enunciatore delegato”, perché riceve la delega a rappresentare il punto di vista della redazione (e della testata)
  • Trafiletto: commento breve, su un tema di attualità, pungente e solitamente provocatorio
  • Corsivo: articolo di costume, con taglio satirico o polemico, firmato di solito da giornalisti di spicco
  • Commento: è un articolo nel quale si commenta (appunto…) un fatto raccontato in un articolo di taglio informativo
  • Recensione: dedicato a eventi o prodotti culturali, in equilibrio fra la cronaca e l’opinione
  • Rubrica: viene affidata sempre allo stesso autore, oltre ad essere centrata sul libero commento (per esempio… La bustina di Minerva che Umberto Eco scrive su L’Espresso) può anche essere tematica (per esempio una rubrica sul giardinaggio, l’informatica, la bellezza…)
  • Intervista: è uno dei generi giornalistici più complessi, può essere tematica o personale e si può realizzare secondo uno schema classico (domanda/risposta) o sciolta nel testo secondo l'alternanza mimesi/diegesi tipica dell'articolo di cronaca. Per un approfondimento clicca qui.

Altri tipi di contenuto

  • Redazionale: è uno spazio di natura promozionale, che deve essere segnalato come tale al lettore perché sia avvertito sul fatto che si tratta, in buona sostanza, di pubblicità
  • Pubbliredazionale: anche questo è finalizzato alla promozione e viene realizzato direttamente dall’inserzionista
  • Contenuti di servizio: i tamburini, le previsioni del tempo, la borsa…
  • Le lettere: è una delle sezioni più lette, uno spazio d'interazione fra i lettori e la testata

Ma davvero è così facile demarcare la linea che separa la cronaca dal commento, le news dalle views? Non sembra, vista l’efficacia del discorso oggettivante che consente di mascherare l’opinione personale dietro la cronaca (utilizzando, per esempio, testimonianze altrui o utilizzando uno stile impersonale, che dà per assodata un'argomentazione invece del tutto arbitraria). E soprattutto vista la fatale prospetticità che condiziona qualsiasi racconto. Già, il racconto… Ogni giornale è un racconto della realtà, che ciascuna testata realizza secondo il proprio punto di vista: giorno dopo giorno si dipana il “racconto dell’enunciatore”, inteso come racconto della realtà effettuato dall'individuo semiotico (la testata giornalistica). Dentro ogni giornale ci sono poi molti racconti, concatenati fra di loro, che i giornalisti realizzano partendo dal proprio punto di vista (condizionato da quello del lettore e da quello dell’editore). E questi racconti sono le unità testuali nelle quali si esercita la scrittura giornalistica…

Chi bio- mangiata!

Ieri sera sono stato a cena alla fattoria Agricoltura Nuova, lungo la via Pontina all’altezza di Mostacciano (subito fuori Roma). È un’impresa agricola biologica creata esattamente trent’anni fa da braccianti e contadini disoccupati che intrapresero, con coraggio, questo tipo di attività. Una bio-mangiata che non vi dico, fra tonnarelli cacio e pepe, parmigiana, yogurt al miele… Con l’occasione l’Aiab (Associazione italiana per l’agricoltura biologica) ha annunciato la nascita di una nuova fondazione dedicata alla ricerca sui prodotti biologici e biodinamici. Pensate: oggi appena l’1% della ricerca in agricoltura è destinato a questo settore. Se invece si investisse di più a favore dei prodotti agroalimentari di qualità, coltivati senza pesticidi, questi si potrebbero diffonedere meglio, a tutto vantaggio della salute collettiva. Anche il giornalismo può fare la sua parte per promuovere i consumi virutosi, raccontando per esempio le realtà territoriali che producono bio: perché non vi proponete nei giornali locali con un’inchiesta, o con una serie di articoli, su questo tema? Ne scoprirete certamente delle belle (anzi, delle buone…).

Breaking news: i risultati della prova intermedia

Eccoli, finalmente… Qui sotto trovate il risultato della vostra prova intermedia. Chiariamo subito un concetto: anche coloro che non l’hanno superata potranno accedere alla prova finale. «Ma professore, il voto della prova intermedia fa media?» mi chiedono spesso (e puntualmente ogni anno…) molti di voi. «Diciamo che cominciamo insieme a costruire la valutazione di questa esperienza» rispondo di solito io. E sarà così anche questa volta…

Nel complesso mi sembra comunque che la prova sia andata bene: i concetti di fondo sono stati ben individuati da una larga maggioranza anche se a volte mi sembra che qualcuno di voi, durante la stesura del compito, si sia deconcentrato… In altri casi ho trovato delle risposte molto ben argomentate accanto ad altre piuttosto approssimative: segno di qualche squilibrio nella preparazione che a questo punto del corso si può ancora giustificare (ma cercate di colmare per tempo le lacune…). Per chi ha ottenuto meno di 25, la Luna consiglia: vediamoci durante l’orario di ricevimento ed analizziamo, punto per punto, il vostro lavoro: non c’è occasione migliore per apprendere. Lo stesso vale ovviamente per tutti gli altri. E se qualcuno non si riconosce nella valutazione che ha ottenuto… clicchi qui (oppure lasci un commento).

Almaglio Lucia 28
Baris Tamara 26
Caporelli Francesco 21
Cotugno Gabriella 28
Curtis Mariangela 27
D’Angelo Dalia 26
D’Auria Piera 23
D’Eletto Riccardo 20
D’Ettorre Daniela 29
De Angelis Ilenia 28
De Biasio Gilda prova non superata
De Luca Mariarosaria 22
De Sisto Annagloria 26
Del Giudice Ester 28
Del Pico Ornella 28
Di Maio Alessia prova non superata
Di Mambro Pamela 30
Di Raimo Annaclaudia 26
Di Rosa Rosa prova non superata
Duiscardi Fabiola 25
Ferrera Erika 27
Ferruccio Manuela 26
Fuoco Valentina 28
Geremia Alessio 24
Granieri Rosanna 29
Iannelli Grazia 30
Laci Mario 27
Lautieri Francesca 25
Leonardi Federica 25
Liburdi Alessandro 27
Mattia Federica 27
Osypov Yuriy 18
Ribaldi Ivana 28
Tirelli Roberto 23
Zito Antonio 26

sabato 26 maggio 2007

Notizia incoraggiante

Ho trovato sul “Corriere della sera” questo articolo sul rapporto fra i giovani e i giornali. Una buona notizia, no? In fondo, tra i vostri risultati attesi, c’era anche quello di diventare dei “buoni lettori” di giornali (oltre che dei buoni autori di articoli…). Ma voi quanti giornali leggete ogni settimana?

Una giornata campale

Oggi abbiamo mandato in tipografia il numero di giugno della nostra rivista (La Nuova Ecologia). E' stata una bella fatica, anche perché dopo gli ultimi giorni dedicati alla chiusura, con tutte le rifiniture del caso, durante la notte si è interrotta la trasmissione delle pagine. Perciò stamattina abbiamo dovuto inviarle da capo. Cose che capitano... Nonostante qualche incidente come questo, la telematica (e in particolare le connessioni in banda larga, come l'Adsl) ha facilitato moltissimo le procedure del lavoro editoriale: soltanto qualche anno fa per mandare in stampa una rivista bisognava consegnare su un supporto fisico (per esempio un cd-rom) tutti gli impaginati in formato elettronico.

Poi, anche in questo caso, il messaggio si è separato dal messaggero... e adesso attraverso un protocollo di trasferimento dei file via web, l'Ftp (File transfert protocol), si trasmette tutto l'impaginato della rivista (di solito in formato Pdf) in poche ore alla tipografia. Nel nostro caso, impaginiamo a Roma e stampiamo a Salerno. Ma nella stessa tipografia arrivano, sempre tramite l'Ftp, anche delle riviste dall'estero.

Dopo che la rivista viene consegnata in tipografia, torna indietro (sempre via internet o su carta, con un corriere) la bozza definitiva: il direttore, o chi per lui, la esamina, chiede eventuali correzioni e poi sigla la bozza con il "si stampi". A quel punto possono partire le rotative...

E i risultati della prova intermedia?

Arrivano, arrivano... non vi preoccupate. Il risultato più importante è stato vedervi scambiare i ping. Sto lavorando alle valutazioni, penso che nel giro delle prossime ore riuscirò a pubblicarle...

Questione di ruoli

Il giornale? Lo abbiamo già detto… E’ un prodotto editoriale ma anche un servizio, perché presuppone un lavoro di selezione e di organizzazione delle notizie che gli autori (i giornalisti) realizzano per i lettori. E rappresenta un’opera collettiva che prevede alcuni ruoli all’interno della redazione e diversi livelli di responsabilità. Li vogliamo ricordare?

C’è il direttore che è il responsabile del giornale dal punto di vista organizzativo, giuridico e per certi aspetti economico, con uno o più vice. Poi c’è il caporedattore che media fra il direttore e la redazione e coordina l’intero processo di allestimento delle pagine. Quindi il segretario di redazione che svolge funzioni connettive all’interno della redazione sul piano tecnico e organizzativo. In redazione esistono poi di solito dei caposervizio che organizzano il lavoro ciascuno all’interno di una determinata sezione del giornale, leggono e “passano” gli articoli, fanno i titoli, scelgono le immagini… Tra i caposervizio c’è quello della cronaca cittadina che si chiama capocronaca. E alla fine i redattori che scrivono alcuni articoli, “passano” gli articoli degli altri redattori e dei collaboratori, titolano, scrivono le didascalie, “chiudono” le pagine prima di destinarle alla stampa…

Nell’organico di una redazione, almeno in quelle più grandi, ci sono inoltre dei corrispondenti da paesi stranieri e degli inviati che si recano sui luoghi in cui ci sono dei servizi da realizzare… E anche gli opinionisti che sono gli unici, oltre al direttore, a poter esprimere frontalmente il proprio pensiero rientrando perciò nella tipologia degli “enunciatori delegati”, vale a dire le figure alle quali la testata affida il compito di esprimere la linea politica e culturale…

Al di fuori di questo sistema esistono poi i collaboratori fissi, quelli saltuari e infine i free lance che si propongono sul mercato della notizia a più testati. Di solito, quando si comincia a scrivere per un giornale, ci si propone come collaboratore esterno: una buona maniera è quella di scrivere al caporedattore, o al direttore, proponendo degli articoli o delle interviste con un breve abstract. Ma non finisce qui. In un giornale ci sono poi delle figure professionali che si occupano dei contenuti visivi: il fotoeditor, il grafico, l’art-director… che collaborano fra di loro e con gli autori dei contenuti verbali. Per questo il direttore di una testata giornalistica viene definito il responsabile dell’”opera collettiva dell’ingegno”…

sabato 19 maggio 2007

Parliamo di cose serie...

Diamo un’occhiata qua e là agli elaborati, tanto per condividere qualche riflessione utile a tutti. A proposito dei valori notizia:

«Quelli che trovo più interessanti – scrive Federica - (…) penso siano (…) la
comunicabilità, cioè la scrittura deve essere comprensibile e semplice».
In realtà ciò che deve essere semplice, perché un determinato fatto abbia buone probabilità di diventare una notizia, è la struttura della storia. Il linguaggio, certo, deve essere comprensibile al maggior numero di persone possibile ma il contenuto della narrazione è più facilmente notiziabile se risponde innanzitutto ad uno schema semplice. Anche per questo è utile la semiotica semionarrativa: ci aiuta ad individuare l’ossatura dell’informazione, la struttura narrativa profondo che la sostiene, prima della sua manifestazione discorsiva. Ci aiuta ad introiettare un’ecologia della narrazione giornalistica.

Ancora su questo tema, Daniela:
«Di solito le cattive notizie sono più interessanti delle belle e si dice che
ogni notizia è una cattiva notizia. Questo però non riguarda il giornalismo
ambientale che deve essere educativo».
Mi sembra una riflessione interessante: la funzione del giornalismo ambientale, per come mi piace concepirlo, è innanzitutto quella di promuovere comportamenti virtuosi. Questa finalità legittima la narrazione del conflitto, come abbiamo visto in questi giorni a Serre con la protesta popolare intorno alla discarica su cui stava lavorando Toni Mira, l’inviato dell’Avvenire, quando gli abbiamo telefonato. E giustifica anche la divulgazione scientifica sui temi e i problemi ambientali, come l’effetto serra, che sono diventati di grande attualità negli ultimi mesi. Ma penso che la finalità del giornalismo ambientale sia in primo luogo quella di educare i cittadini, motivare verso nuovi stili di vita, prevenire l’emergenza. E' un giornalismo intenzionale, finalizzato al cambiamento sociale. Come si fa? Magari raccontando storie esemplari, buone pratiche, tendenze sociali che vanno nella direzione della sostenibilità. È più difficile, proprio perché, come ricordava Daniela, una notizia è innanzitutto una cattiva notizia… ma è un interessante terreno di ricerca per chi lavora in questo campo. Per fare bene il giornalismo ambientale (e non la semplice cronaca ambientalista) bisogna rivedere i criteri di notiziabilità e saper rendere interessanti agli occhi dei lettori anche le storie in positivo.

In diversi compiti poi (per esempio in quello di Rosanna) si fa confusione tra organizzazione plastica della pagina e modelli di impaginazione. Attraverso la prima, determinata dai tre livelli di cui abbiamo parlato (eidetico, topologico e cromatico), si definisce il ritmo della pagina e in senso più ampio l’identità dell’individuo semiotico (il giornale). I secondi invece sono degli schemi di impaginazione che ricorrono, per grandi linee e con molte variabili, nei giornali: a libro, a stella e a schermo. In qualche modo nell’organizzazione plastica si proietta il simulacro dell’enunciatore assumendo, a seconda del ritmo, un certo effetto di senso. I modelli di impaginazione invece sono delle ricorrenze tecniche che organizzano, a livello superficiale, giorno dopo giorno il discorso dell’enunciatore (il giornale stesso). Non è chiaro? Clicca qui e scrivi al prof.

Una considerazione, infine, circa gli attacchi (quelli che ho letto fin qui): a prescindere dal modello che si utilizzi (uno dei sette che abbiamo esemplificato) bisogna descrivere entro le prime righe dell’articolo il senso della storia e circostanziare la notizia attraverso la griglia delle mitiche cinque W (che tradotte in italiano stanno per chi, cosa, dove, quando e perché). Perciò, componendo l’attacco, bisogna fare lo sforzo di centrare il focus della notizia (vale a dire il punto di vista dal quale la osserviamo) e narrarlo, con completezza, nel giro di pochissimi periodi brevi, possibilmente con un ritmo brillante. Più oltre poi si riprende a narrare la storia due, tre, quattro volte… arricchendo ad ogni ciclo narrativo l’articolo di elementi, testimonianze, informazioni collaterali… fino alla chiusa. A volte ho visto che li componete in maniera fin troppo sintetica, impedendo a chi legge di comprendere fino in fondo di che cosa si sta parlando, a volte attraverso dei periodi troppo estesi… Comunque (quasi) tutti i compiti stanno andando bene, alcuni anche molto bene, con considerazioni personali molto interessanti. In ogni caso voglio chiarire che tutti, anche quanti non dovessero superare la prova intermedia, potranno affrontare quella finale. Beh, ora torno a leggere (sto a due terzi del primo giro)…

giovedì 17 maggio 2007

Grazie Roma

Ah, sapevate che sul nostro blog si possono anche pubblicare delle immagini?

mercoledì 16 maggio 2007

Primo sguardo

È sempre emozionante leggere gli elaborati delle prove d’esame. Si ricostruisce per frammenti, schegge, pensieri più o meno articolati, l’intero discorso che abbiamo condotto insieme. La sensazione è quella di trovarsi al cospetto di un collage testuale nel quale si proietta il simulacro del gruppo. Piano piano (ma non troppo, state tranquilli…) li leggerò tutti. Intanto, da una prima occhiata, vi posso dire che nonostante qualche squilibrio (e qualche disattenzione) i concetti di fondo sono stati ben recepiti da quasi tutti voi. Penso dovremo tornare, ahimè, sulle caratteristiche della civiltà orale che riemergono nella scrittura giornalistica della tarda modernità. E anche sul concetto di attacco che qualcuno confonde (o gestisce) come fosse un titolo. Ma c’è ancora tempo per imparare…

martedì 15 maggio 2007

Volete vedere Toni Mira?

Guardate qui... Un redattore della nostra rivista, subito dopo la nostra diretta telefonica, ha chiamato Toni Mira per avere una testimonianza da Serre. Ecco l'intervista con la foto del giornalista di "Avvenire" (e nostro antico collaboratore) che, come vi dicevo, ha da poco ricevuto il premio Saint Vincent per le migliori inchieste pubblicate sui quotidiani italiani.

Tutto tace

Buon segno... significa che non avete grossi dubbi rispetto alla prova intermedia di domani (oppure che siete molto timidi). Io comunque domattina ricevo nella stanza 210 per un ripasso dell'ultim'ora. Beh, buonanotte...

domenica 13 maggio 2007

Dalla civiltà orale a quella neomediale

Una vostra collega (o un vostro collega?) mi ha ricordato tramite un commento di inserire sul blog lo schemino che riassume le caratteristiche delle diverse civiltà mediali. Lo trovate a questo link ma per la prova intermedia possono bastare i concetti espressi nelle prime due colonne, vale a dire quelle relative alla civiltà orale e chirografica, ok? Vorrei sottolineare che queste caratteristiche, estrapolate sostanzialmente dagli studi di Walter Ong ed Eric Havelock, non si esauriscono con il passaggio da una fase all'altra ma permangono e si ripresentano magari a distanza di millenni.

Nella scrittura giornalistica, per esempio, troviamo diversi tratti distintitivi della civiltà orale: la ridondanza, l'incisività del lessico ed il ricorso all'iperbole, la struttura agonistica del racconto... Si scrive cioè con uno stile finalizzato, in qualche modo, a incidere nella memoria di chi legge, come avveniva prima della nascita della scrittura. Un'altra bella lettura al riguardo, anche se centrata più sull'estetica che non sulla lingustica, è "Remediation": un volume di D. Bolter e R. Grusin, (Guerini e associati editore 2002) che suggerisce un'idea fluida della nostra storia mediale, evidenziando le relazioni fra i media di epoche diverse (la televisione che "copia" la propria estetica dal teatro, internet che "copia" dalla carta stampata... e poi, invertendo il senso della storia, la carta stampata che "copia" da internet).

Come dire: nulla si crea e nulla si distrugge, fra le diverse civiltà della comunicazione non esistono degli steccati troppo definiti, la storia è fluida e a volte, andando avanti, si torna indietro nel tempo, si ritorna al futuro...

Ma insomma, che cosa succede durante la prova intermedia?

Semplice… C’è un test con cinque domande, fra le quali un’esercitazione. Potranno vertere su tutti gli argomenti affrontati fin qui (sui più importanti faremo un mega-ripasso in peer-to-peer martedì):

  • L’aspetto formale e l’organizzazione plastica della pagina
    La scrittura giornalistica non è solo quella verbale. Esiste una scrittura visiva che determinata dall’organizzazione plastica della pagina, il suo significato complessivo e quello delle notizie che pubblicate al suo interno. I tre livelli dell’organizzazione plastica, secondo Greimas: eidetico, topologico, cromatico. Anche il formato (tradizionale o tabloid) ha il proprio significato determinando un’estetica della frattura o dell’armonia coerente con il racconto quotidiano realizzato dal giornale, con la sua ideologia e la sua visione della società. Il giornale insomma è innanzitutto un prodotto visivo il cui significato viene assunto dal lettore a prima vista, quando lo osserva nel suo insieme e ne recepisce il senso…


  • Definizione di giornale e tendenze del giornalismo contemporaneo
    È un oggetto che media fra l’enunciatore e l’enunciatario, fra l’autore e il lettore, fra l’emittente e il destinatario. Insomma, fra chi scrive e chi legge. Ma è anche un servizio di selezione e trattamento delle notizie che la redazione realizza per i propri lettori. Il giornale possiede inoltre alcune caratteristiche peculiari: la periodicità (non oltre la settimana), il fatto di essere stampato su carta, l’ampiezza degli argomenti, l’accessibilità anche economica a una fascia ampia di lettori…


  • Definizione di notizia
    La notizia è un ritaglio di realtà, solitamente tratto dalla vita quotidiana, che il giornalista realizza tenendo conto degli interessi di chi legge. Giusto? La notizia perciò non coincide con la realtà ma la rappresenta. Risente inoltre della visione prospettica con cui il giornalista osserva ogni avvenimento: nessuna notizia può essere comunicata in maniera oggettiva, è sempre influenzata dal punto di vista di chi la racconta. E per certi aspetti nessuna notizia coincide strettamente con la verità… anche se il giornalista deve garantire al lettore la propria onestà professionale. La notizia del resto, almeno da quando esiste la penny press (1830 o giù di lì…), è il materiale di lavoro del giornalista. Senza il giornalista la notizia non esiste (e viceversa…). Altri concetti utili per un discorso sulla notizia: differenza fra news e views (nonché fra straight reporting ed interpretative reporting), identificazione di una notizia (per rappresentazione o contrapposizione)… Basta? No! Per comporre una notizia è sempre importante avere presente la griglia delle care, vecchie cinque W: Who, where, when, what, why, (chi, dove, quando, cosa e perché…).


  • Modalità di attacco
    Secondo il nostro libro di testo ne esistono quattro, io mi sono spinto a esemplificarvene sette… L’importante è sapere che non rappresentano uno schema rigido ma uno strumento per far rendere al meglio la fantasia di ciascun giornalista. Ricordiamoci poi che qualunque contenuto giornalistico si divide in tre parti: oltre all’attacco c’è la fase referenziale (pancia) e la chiusa. Quest’ultima è un altro momento cruciale del rapporto con il lettore… C’è chi dice che una buona maniera di trovare una chiusa sia quella di tornare sulle immagini o sull’argomentazione dell’attacco, chiudendo così il cerchio. A mio avviso, innanzitutto, è meglio evitare la morale: le conclusioni, sulla base delle informazioni che il giornalista organizza nell’articolo, deve trarle il lettore…


  • I valori notizia
    Perché alcune notizie si pubblicano e altre no? E perché alcune assumono una certa importanza e altre meno? Di mezzo c’è ovviamente l’arbitrarietà degli autori del giornale che discutono, in redazione, le notizie del giorno. In maniera più o meno consapevole però si fa riferimento a una serie di “valori notizia” individuati nel tempo e che determinano il “peso” di una certa notizia. Anche qui con un’importante avvertenza: tutto è relativo nel giornalismo. Una notizia importante per un quotidiano può non esserlo per un mensile, una rivista di motociclette seleziona le notizie in base alla propria missione, a volte dare un certo peso a una notizia, anche ingiustificato dalla cronaca, può avere un significato provocatorio… L’autonomia delle scelte di una redazione non deve mai (o non dovrebbe mai) venir meno.


  • Il concetto di fonte e le agenzie
    Dove si prendono le notizie? Come l’acqua: dalle fonti. Esistono fonti di primo (livello che provengono da soggetti autorevoli) e di secondo livello (rispetto alle quali è il giornalista a prendersi la responsabilità della notizia che comunicano). E ancora tra fonti dirette (che il giornalista rintraccia con il suo lavoro) e indirette (che producono materiali già prelavorati, come i comunicati stampa, i lanci d’agenzia…). Le agenzie sono fonti indirette, ma non hanno solitamente bisogno di verifica, e rappresentano, con tutti i rischi di omologazione informativa che questo comporta, una gran parte del materiale con cui lavorano i giornalisti moderni. Quali sono le quattro grandi agenzie mondiali? L’Ap, l’Upi, la Reuters e la France Press. E l’Ansa? È la maggiore agenzia internazionale italiana.


  • La semiotica semionarrativa di Greimas e l’individuazione del focus
    Le parole, come abbiamo detto, sono soltanto la punta dell’iceberg. Dietro la notizia, prima che questa si manifesti attraverso il linguaggio, esiste uno schema narrativo canonico intorno alla quale Julien Greimas, recuperando gli studi di Wladimir Propp sui racconti di fiaba, ha formulato un’ipotesi molto utile sul piano della scrittura giornalistica. L’ipotesi cioè che esista un programma narrativo che prevede quattro fasi (manipolazione, competenza, performanza e sanzione) e alcuni ruoli attanziali (soggetto, antisoggetto, destinante, aiutante…). Attraverso l’analisi semionarrativa riusciamo ad individuare il focus della notizia, ovvero il punto di vista dal quale racconteremo la storia


  • Breve storia della comunicazione: le caratteristiche della civiltà orale e chirografica
    Il sistema mediale è come un ecosistema, con equilibri interni che cambiano nel tempo e nello spazio… e con una sorta di riciclaggio delle modalità di comunicazione che attraversano i millenni. Fino ad ora abbiamo raccontato le caratteristiche delle prime due civiltà, quella orale e quella chirografica, rintracciando alcune caratteristiche espressive, e morfologiche, che tornano nella scrittura giornalistica della tarda modernità.

I quesiti potranno poi riguardare anche gli argomenti contenuti nel primo capitolo del Papuzzi (che qualcuno ha già ribattezzato in… Papozzi) che spero siate intanto riusciti tutti a leggere. Ma tenete presente che la prova intermedia, oltre che un momento di verifica, è anche un’ottima occasione per migliorare le proprie competenze e formarsi attraverso un meccanismo che scoprirete al momento… Allora… ci sono domande?

venerdì 11 maggio 2007

Informazioni alla fonte

Beh, presto (diciamo dopo la prova intermedia) dovremo cominciare a muoverci nel campo reale. In quello virtuale, attraverso le esercitazioni con i lanci d’agenzia o ritagli di giornale, ci siamo già avventurati… Sarà il caso invece di andarci a cercare le notizie nella realtà fattuale, recuperando stralci di discorso diretto nel colloquio con gli altri, estrapolando dal territorio che ci circonda quei ritagli di realtà che diventano notizie… Intanto mettiamo a punto il concetto di fonte: ne esistono, come dicevamo a lezione, di primo e secondo livello ma anche di dirette ed indirette. Vediamo: le prime non hanno bisogno di essere verificate, sono fonti istituzionali (per esempio il comunicato stampa di un ministero o di un ente locale) o di agenzia… Le seconde invece hanno bisogno di una verifica per non incorrere nella pubblicazione di notizie infondate. Le fonti dirette invece sono quelle alle quali il giornalista accede in prima persona, al contrario delle indirette che riferiscono al giornalista fatti o circostanze che non può verificare personalmente.

Fra le regole auree del giornalismo c’è quella di pubblicare una notizia riferita da una fonte di secondo livello solo se ce n’è almeno un’altra che la conferma. Vale sempre questa regola? No, a volte il giornalista deve rischiare se viene in possesso di informazioni importanti, che possono avere il valore dello scoop… A patto però di prendersi le responsabilità di quello che ne può conseguire: la notorietà oppure una querela…

Tra le fonti indirette di primo livello ci sono le agenzie che si dividono, come abbiamo detto in aula, in nazionali, internazionali o mondiali. Queste ultime sono soltanto quattro: la Associate press (Ap), la United press international (Upi), la Reuter e la France Press. Le prime due sono statunitensi, la seconda inglese e la terza francese. Da sole coprono l’80% dell’informazione nel mondo. Un bel problema di omologazione dei contenuti, no? Per questo segnalo sempre volentieri l’agenzia Misna, gestita dai padri missionari. Se volete approfondire, questo articolo spiega proprio l’originalità dei valori-notizia praticati da quest’organo di informazione.

giovedì 10 maggio 2007

Notizie di valore

Fra le migliaia di notizie che giungono ogni in redazione (attraverso i lanci d’agenzia, i comunicati stampa, le proposte dei collaboratori, la lettura degli altri giornali…) solo una piccola parte viene pubblicata. In base a quali criteri? Qui entra in campo il concetto di valore-notizia: una griglia convenzionale in base alla quale si cerca di misurare in maniera oggettiva l’importanza di un’informazione, la sua notiziabilità. Li riassumo brevemente:

  • la novità (ma perché allora ogni anno, in concomitanza di alcune scadenze, vengono ripubblicate sempre le stesse notizie come l’esodo estivo, la corsa agli acquisti di Natale…? Perché evidentemente ai lettori, oltre alle novità, piace riascoltare notizie già note, come fossero fiabe…)
  • la vicinanza, sia in senso fisico che culturale: un fatto che accade nel territorio in cui si stampa e distribuisce il giornale è più importante di uno che avviene lontano. Ma se dall’altra parte del mondo un italiano vince un importante regata velica quella notizia finisce su tutti i giornali. E se quell’italiano proviene da Cassino sul giornale locale avrà grandissimo rilievo
  • la dimensione: una tragedia che coinvolge 100 persone trova più spazio di una che ne riguarda solo due… anche se ormai anche decine di morti al giorno in Iraq non fanno quasi più notizia…
  • la comunicabilità: un evento si trasforma più facilmente in notizia se risponde a uno schema semplice
  • la drammaticità: ai lettori interessano notizie che procurano emozioni. Anche (o soprattutto…) se derivano da cattive notizie…
    la conflittualità: se c’è polemica, concorrenza, agonismo… la notizia diventa più interessante. Proprio per questo stiamo lavorando sullo schema canonico narrativo di Gréimas che individua, alla base del racconto, la presenza di un soggetto e di un antisoggetto in conflitto fra loro…
  • le conseguenze pratiche: il cambio di orario di un treno o l’aumento dei prezzi fanno notizia perché modificano nel concreto la nostra quotidianità
    l’idea di progresso: l’articolo su Roberto Vittori su cui abbiamo si giustifica perché esalta la scienza nazionale
  • gli interessi umani: un’azione di solidarietà, l’amore per gli animali (guardate questa storia che sta avvenendo in questo periodo in Germania), la sfera delle emozioni… sono temi che funzionano molto bene anche in televisione
  • infine il prestigio sociale: i vip, i politici, le persone di potere trovano sempre spazio sui giornali. Nel bene e nel male: pensate a quanto si è parlato durante le ultime settimane del cosiddetto scandalo di Vallettopoli…

Ma attenzione: questi non sono gli unici valori-notizia, sono quelli più riconosciuti. Fra i criteri che determinano l’uscita di una notizia ce ne sono anche altri, come la tempistica del giornale: una notizia che è importante per un quotidiano può non esserlo per un mensile… e viceversa. Il sociologo americano Herbert Gans ha individuato inoltre i “valori durevoli” della società statunitense. Un esempio? L’etnocentrismo: nel contesto esaminato da Gans le notizie che riguardano la comunità nazionale sono più importanti di quelle che provengono dal resto del mondo. Oppure l’altruismo democratico: gli articoli di denuncia, quelli che puntano a sanare un’ingiustizia sociale, sono sempre ben accolti dai lettori. Del resto ormai lo sappiamo… è dal punto di vista dei lettori che si valuta il valore di un’informazione… e proprio per questo, come ci siamo detti diverse volte, sono proprio i lettori in qualche modo a scrivere il giornale.

Un criterio più generale per determinare il valore di una notizia, di cui parla ampiamente il Papuzzi, riguarda il fatto che questa rappresenti uno stereotipo sociale (l’esodo per le vacanze di fine luglio) o lo smentisca (l’ultima squadra in classifica che batte la prima, un personaggio pubblico che si comporta in maniera deludente…). Ma c’è un altro libro nel quale si parla di valori notizia: è “Un giornalista quasi perfetto”, un delizioso volumetto di David Randall (caporedattore del quotidiano inglese The Independent). Un esempio che ci riporta all’argomento del nostro ultimo incontro, vale a dire le fonti (su cui torneremo con un altro post): l’importanza di una notizia dipende anche dalla fonte da cui proviene. «Un politico dell’opposizione può farvi sapere che il presidente sta per dare le dimissioni – scrive Randall – ma se ve lo dice il presidente stesso la notizia è ovviamente più forte». Mi sa che la prossima volta questo libricino lo presto a qualcuno…

domenica 6 maggio 2007

Sotto il pelo dell'acqua


Le parole? Sono come la punta di un iceberg. Sotto la scrittura, prima della manifestazione discorsiva, si nasconde infatti la struttura profonda del racconto. In aula abbiamo provato ad esplorarla alla luce degli studi sulla semiotica semionarrativa di Algirdas Julien Greimas: un semiologo di origine lituana, ma trapiantato in Francia, scomparso a Parigi nel ’92, che ha ripreso la morfologia della fiaba di Propp elaborando una propria teoria sulla “struttura attanziale del racconto”. Volete guardarlo in faccia? Beh… qui trovate una sua foto. Ma adesso proviamo a riassumere la sua analisi sulla narratività che ci aiuta a comprendere la struttura profonda del testo giornalistico.

Secondo Greimas ogni testo risponde ad un modello generale nel quale si proietta il “programma d’azione” (o “programma narrativo”) di un “soggetto” che vuole raggiungere un “oggetto di valore” sottratto da un “antisoggetto”. Fra il soggetto e l’oggetto di valore si frappongono una serie di prove (proprio come nel racconto di fiaba analizzato da Propp, quando l’eroe deve liberare la principessa) da attraversare durante la fase della “performanza”. Prima di intraprendere questo percorso però il soggetto deve dotarsi di alcune “competenze”. Deve cioè prepararsi ad affrontare le prove che lo attendono, perché possa ricongiungersi con l’oggetto di valore, recuperando l’equipaggiamento necessario… E prima ancora deve essere motivato ad affrontare questa esperienza durante una fase che si chiama “manipolazione”: il soggetto cioè viene indotto da un “destinante” (o si autoinduce) ad entrare in un determinato programma narrativo.


Facciamo un esempio: se raccontiamo la storia di un alpinista che scala una montagna, la fase della competenza corrisponde alla preparazione atletica, alla preparazione dell’equipaggiamento e al viaggio verso il campo base… La performanza invece è la scalata della parete di roccia in cui si manifesta l’azione vera e propria, durante la quale si realizzano tutte le condizioni create nelle fasi precedenti. L’obiettivo della sua impresa è il desiderio di superare se stesso, di vincere una prova: l’oggetto concreto che rappresenta questo valore astratto è la vetta della montagna che assume perciò il ruolo dell’“oggetto di valore”. E alla fine? Esprimerà la propria soddisfazione per essere riuscito (o si lamenterà per il fallimento) nella quarta fase dello schema narrativo canonico che si chiama “sanzione”. Capito? Schematizziamo le quattro fasi:



  • Manipolazione: il destinante induce il soggetto a percorrere un programma narrativo (attraverso una promessa, una minaccia, un tentativo di seduzione o una provocazione)

  • Competenza: il soggetto si dota dell'equipaggiamento per compiere il programma narrativo e per ricongiungersi con l’oggetto di valore. Le competenze di base si dividono in modalità virtualizzanti (volere o dovere fare qualcosa) e attualizzanti (sapere e potere fare qualcosa).

  • Performanza: è la prova principale affrontata dal soggetto, la fase in cui si realizzano tutte le condizioni create nelle fasi precedenti. È l’azione vera e propria

  • Sanzione: il destinante, o altre figure attanziali (compreso lo stesso soggetto) giudica l'operato del soggetto valutandolo rispetto al mandato iniziale

Ma non finisce qui... in ogni programma narrativo (e quindi in ogni storia che si racconta…) ci sono figure che si oppongono al soggetto e altre che l’aiutano… Nell’analisi di Greimas, che in questo punto si ispira direttamente agli studi di Propp, i primi si chiamano “opponenti” e i secondi “aiutanti”. Nell’articolo che abbiamo letto in aula, quello della bambina alla quale è stato rubato il cane, «l’uomo dal ventre prominente e l’aria piuttosto malandata» è l’antisoggetto che ha sottratto l’oggetto di valore alla bambina (che svolge però una funzione manipolatoria nei confronti di tutta la macchina comunale che si impegna per ritrovare Fiocco). Strada facendo, prima del ritrovamento, tutte le condizioni al contorno che sostengono il ladro svolgono funzione da opponenti. Mentre la mamma della bambina, i volontari ecc. che invece facilitano la ricerca del cane rubato svolgono funzione da aiutanti. Schematizziamo anche i ruoli attanziali:



  • Soggetto: vuole ricongiungersi con l’oggetto di valore attraverso un programma narrativo

  • Oggetto di valore: concretizza il valore astratto verso il quale tende il soggetto

  • Antisoggetto: ha sottratto (o vuole sottrarre) l’oggetto di valore al soggetto e segue un anti-programma narrativo

  • Aiutante: sostiene il programma narrativo del soggetto

  • Opponente: contrasta il programma narrativo del soggetto

  • Destinante: premia o punisce il soggetto al termine del programma narrativo

Sulla base di questo schema è possibile descrivere la dinamica di qualunque racconto, anche nel caso in cui i personaggi siano collettivi, inanimati o concettuali: in un corteo per esempio i manifestanti sono il soggetto, il fine per cui scendono in piazza (la difesa dell’ambiente) è l’oggetto di valore, le fabbriche inquinanti contro cui protestano possono essere interpretate come l’antisoggetto… Se raccontiamo un uragano, invece, i soggetti possono diventare le persone che cercano di salvarsi (la sopravvivenza diviene dunque il loro oggetto di valore), l’evento che li minaccia (vi ricordate di Katrina?) si può interpretare come l’antisoggetto… e nelle fasi intermedie, durante la performanza, intervengono a seconda dei casi gli aiutanti o gli opponenti. Ma adesso fermiamoci un attimo. Avete delle domande? Cliccate qui (oppure lasciate un commento)

venerdì 4 maggio 2007

Elogio di Monbiot

…a proposito di giornalismo ambientale: George Monbiot è uno dei più accreditati comunicatori in questo campo. Ha 43 anni ed è impegnato in diverse battaglie a tutela del territorio e degli equilibri naturali. Cura un rubrica settimanale per il quotidiano inglese “The Guardian”. Possiede anche un blog personale (www.monbiot.com) nel quale si può rintracciare gran parte dei suoi interventi. Insomma, una figura davvero interessante (su Wikipedia c’è la sua biografia). Recentemente è uscito in Italia “Calore!”, un volume edito da Longanesi che fa il punto sugli sconvolgimenti climatici, di cui tanto si parla in questo periodo, e sulle strategie per fronteggiarlo. Alessandro sta leggendo questo libro e vedremo che cosa ne pensa… intanto ho pensato di riportare sul nostro blog una recensione che ho pubblicato al proposito sul quotidiano Europa dello scorso 21 aprile, in occasione dell’ultimo Earth Day. Ma Alessandro, occhio… non farti influenzare, eh? Specialmente nella recensione, che è un tipo di contenuto finalizzato al commento,ognuno deve esercitare il proprio punto di vista...

…per festeggiare almeno su Europa l’Earth Day abbiamo pensato
di chiamare idealmente in causa George Monbiot, il giornalista inglese di cui è stato appena pubblicato in Italia "Calore!": un volume (Longanesi, 300 pagine, 18,60 euro) che la scorsa settimana abbiamo potuto soltanto nominare ma che invece merita di essere rilanciato con evidenza per almeno tre motivi.

Il primo è la schiettezza: pochi giornalisti ambientali hanno il coraggio di denunciare, come fa Monbiot dalle colonne del Guardian o attraverso il suo blog (www.monbiot.com), l’ipocrisia degli ecovip o i tentativi di greenwashing delle aziende. Ma anche l’incoerenza degli ambientalisti: «Pensare come persone etiche, vestirsi come persone etiche, arredare le nostre case come persone etiche non significa nulla se non ci comportiamo come persone etiche» scrive nel capitolo dedicato al turismo sostenibile.

Il secondo è la scomoda lucidità della sua analisi che ridimensiona la portata di alcune presunte soluzioni agli squilibri climatici e ne valorizza altre. Un esempio? Le agroenergie: «Oggi la materia prima più economica è l’olio di palma – racconta – Ciò significa che la produzione di biocombustibile è una formula per innescare non solo un disastro umanitario ma anche una catastrofe ambientale». Al contrario l’«internet dell’energia», vale a dire la microgenerazione con le celle a idrogeno, rappresenta la vera innovazione su cui i governi dovrebbero investire.

Il terzo motivo, forse il più importante, sta nella percezione di un domani migliore che permea il pensiero di Monbiot e nella sua ferma convinzione che la Terra (contrariamente a quanto sostiene James Lovelock, il padre della teoria di Gaia) si possa salvare. A patto che l’ambientalismo cambi marcia: «Non vorrei indurvi a lamentarvi dell’incapacità dei nostri governi – si legge nell’introduzione – ma costringere tali governi a invertire le loro politiche entrando a far parte di quello che deve diventare il movimento più grande del mondo». E aggiunge: «Nel caso dei cambiamenti climatici vale la pena di combattere».

Quelle di Monbiot ci sembrano le parole migliori, insomma, per fare gli auguri alla Terra. E anche per immaginare una nuova identità dell’ambientalismo centrata sul rigore scientifico, sulla trasformazione degli stili di vita e sul coraggio dei decisori.

martedì 1 maggio 2007

Studenti al 100%

Beh, in quattro anni a Cassino non mi era mai capitato… Nella mappa dei risultati attesi dagli studenti quest’anno il 100% degli interpellati si è posizionato nella categoria dell’apprendimento (le altre due erano la ricerca teorica e il curriculum, vale a dire la necessità di colmare il numero degli esami…).

Fra loro però le motivazioni in realtà si differenziano molto: c’è chi è fortemente orientato verso la professione giornalistica: «Voglio fare la giornalista!», «Diventare giornalista», «Il mondo del giornalismo è affascinante. Apprendere come muoversi in questo mondo è ciò che mi aspetto» scrive qualcuno. E c’è invece chi si aspetta più semplicemente di «imparare a scrivere bene» un articolo, di «conoscere le tecniche di scrittura» senza pensare che questo potrebbe diventare un vero e proprio lavoro…

Un terzo gruppo invece segue il corso di scrittura giornalistica con l’obiettivo di imparare a leggere gli articoli dei giornali: un obiettivo non da poco, vista l’opacità del linguaggio con cui spesso vengono scritti. Fra i “giallini” ce ne sono poi un paio che nominano il giornalismo ambientale: mi fa piacere che questo tema vi interessi visto che ultimamente è diventato (per fortuna) di grande attualità. Chiudiamo con la citazione di un ultimo messaggio che una/uno di voi ha lasciato sul cartellone: «Imparare a scrivere articoli riuscendo ad essere sintetici ma giusti nel contenuto». È proprio questo il punto d’equilibrio che dovremo trovare: esprimersi con la maggior sintesi senza oscurare, o peggio distorcere, il senso della storia che raccontiamo. Durante le prossime esercitazioni, dopo aver lavorato ancora sull’analisi semionarrativa e sull’alternanza fra mimesi e diegesi, cominceremo ad andare in questa direzione… Ci vediamo domani! E buon primo maggio…