I nodi del (dis)corso: retrospettiva per immagini
- CHE COS'E' UN GIORNALE
È un oggetto di mediazione fra l’autore e il lettore (o se volete, per dirla con il linguaggio della semiotica, fra l’enunciatore e l’enunciatario), come un tempo (diciamo cinque o seimila anni fa…) lo sono state le tavolette d’argilla. Ma è anche un servizio, visto che prevede innanzitutto un lavoro di selezione a monte delle notizie che la redazione seleziona e poi rielabora, arricchisce, completa per offrirle al destinatario. Esistono dei tratti distintivi per distinguere il giornale da altri media… E per saperne di più cliccate qui.
- LA ROUTINE DI LAVORO
Dietro il prodotto (e il servizio) giornalistico esiste un lavoro complesso e una struttura professionale grazie alla quale le notizie vengono pubblicate secondo una determinata routine che garantisce, o dovrebbe garantire, la correttezza dell’informazione. Per questo all’interno della redazione esistono dei ruoli (dal direttore responsabile al redattore…) che corrispondono ciascuno a determinati livelli di responsabilità. Con i giornali collaborano inoltre anche delle figure esterne, i collaboratori e i free lance, che realizzano di solito il lavoro sul campo.
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- CHE COS'E' UNA NOTIZIA
Ormai lo sappiamo… La notizia, almeno da quando esiste la penny press (1830 o giù di lì…), è il materiale di lavoro del giornalista. Senza il giornalista la notizia non esiste (e viceversa…). Già… Ma la notizia è innanzitutto un ritaglio della realtà, tratto di solito dalla vita quotidiana, che il giornalista realizza tenendo conto degli interessi di chi legge. Giusto? La notizia perciò non coincide con la realtà ma la rappresenta. Risente inoltre della visione prospettica con cui il giornalista osserva ogni avvenimento: nessuna notizia può essere oggettiva, è sempre condizionata dal punto di vita di chi la racconta. E dunque nessuna notizia coincide con la verità… anche se il giornalista deve garantire al lettore la propria onestà professionale. Altri concetti utili per un discorso sulla notizia tratti anche dal Papuzzi: differenza fra news e views (nonché fra straight reporting ed interpretative reporting), identificazione di una notizia (per rappresentazione o contrapposizione), l’avvento delle features… Basta? No! Per comporre una notizia bisogna sempre avere presente la griglia delle care, vecchi cinque W: Who, where, when, what, why, (chi, dove, quando, cosa e perché…). Solo così una notizia potrà dirsi completa.
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- L'ORGANIZZAZIONE PLASTICA DELLA PAGINA
La scrittura giornalistica non si esercita soltanto attraverso il linguaggio verbale. Esiste una scrittura visiva che determina l’aspetto della pagina, il senso complessivo del servizio e quello delle notizie contenute al suo interno. Esistono tre livelli dell’organizzazione plastica, secondo Greimas: quello eidetico, quello topologico e quello cromatico. Ogni giornale interpreta questi tre livelli realizzando una propria estetica (tra frattura e armonia) coerente con l'ideologia di cui si fa portatore. Il giornale insomma è innanzitutto un prodotto visivo, il cui senso viene interpretato dal lettore a prima vista, quando lo osserva nel suo insieme, come si fa con uno stormo di uccelli...
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- I TIPI DI CONTENUTO
All’interno di un giornale esistono diversi tipi di contenuto (un po' come la frutta che troviamo al mercato...) organizzati intorno a due “grandi famiglie”: gli articoli di natura informativa (news) e quelli finalizzati al commento (views). Esistono inoltre dei contenuti di servizio (i titoli di borsa, gli orari dei treni, i risultati del lotto…) e una serie di informazioni paratestuali (le testatine, i numeri di pagina, la gerenza con le informazioni sull’editore e sulla redazione…). Un tipo di contenuto a parte è rappresentato dall'intervista (per un approfondimento clicca qui). Ci sono poi le fotografie e le illustrazioni con cui spesso gli articoli, e soprattutto i titoli, “dialogano”. L'immagine inoltre svolge spesso un ruolo di “veridizione”: serve cioè a dimostrare che fondatezza della notizia…
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- LA SEMIOTICA NARRATIVA
La scrittura è soltanto la parte visibile del racconto. Sotto il pelo dell'acqua, prima della manifestazione discorsiva di ogni storia, esiste una struttura narrativa profonda descritta dal semiologo lituano-francese Julien Greimas. Ogni testo risponde così ad un modello generale, il “programma d’azione”, nel quale un “soggetto” vuole raggiungere un “oggetto di valore” sottratto da un “antisoggetto”... attraverso quattro fasi (manipolazione, competenza, performanza e sanzione). Per saperne di più… cliccate qui.
- LE FONTI
Dove si prendono le informazioni utili a confezionare le notizie? Come l’acqua: dalle fonti. Esistono fonti di primo (livello che provengono da soggetti autorevoli) e di secondo livello (rispetto alle quali è il giornalista a prendersi la responsabilità della notizia che comunicano). E ancora tra fonti dirette (che il giornalista rintraccia con il suo lavoro) e indirette (che producono materiali già prelavorati, come i comunicati stampa, i lanci d’agenzia…). Le agenzie sono fonti indirette, ma non hanno solitamente bisogno di verifica, e rappresentano, con tutti i rischi di omologazione informativa che questo comporta, una gran parte del materiale con cui lavorano i giornalisti moderni.
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- DENTRO IL LINGUAGGIO GIORNALISTICO
La specificità del linguaggio giornalistico si manifesta soprattutto nella parte alta dell’articolo, nell’attacco: dove prevalgono frasi brevi, tendenzialmente nominali, ricche di contenuti informativi. Nella fase referenziale dell’articolo la struttura del periodo torna ad essere molto simile a quella ordinaria pur conservando alcune caratteristiche. Tra le forme ricorrenti del linguaggio giornalistico c’è l’apposizione: un periodo che specifica, dopo i due punti (ma anche dopo il punto fermo), alcuni aspetti della frase principale. Sul web vengono portate all’estremo le caratteristiche della scrittura giornalistica: organizzare i contenuti secondo il principio della “piramide invertita” (prima le conclusioni, poi i particolari), osservare la “legge della vicinanza” (soggetto, verbo e complemento oggetto il più possibile vicini fra di loro), ridurre la prolissità del testo.
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- MODALITA' DI ATTACCO
L'attacco, ovvero il periodo iniziale dell'articolo, è un elemento strategico nel rapporto con il lettore: bisogna fornirgli le informazioni essenziali e catturarne l'attenzione. Il senso di una storia viene perciò estratto come si fa con il succo di un arancio. Secondo il nostro libro testo se ne individuano quattro, io mi sono spinto a esemplificarvene sette… L’importante è sapere che non rappresentano una gabbia ma uno strumento per far rendere al meglio la fantasia di ciascun giornalista. Ricordiamoci poi che qualunque contenuto giornalistico si divide in tre parti: oltre all’attacco c’è il corpo e la chiusa. Quest’ultima è un altro momento cruciale del rapporto con il lettore… C’è chi dice che una buona maniera per trovare una chiusa può essere quella di tornare sulle immagini o sull’argomentazione dell’attacco, chiudendo così il cerchio. A mio avviso, innanzitutto, è meglio evitare la morale: le conclusioni, sulla base delle informazioni che il giornalista organizza nell’articolo, deve trarle il lettore…
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- I TITOLI
È un livello del testo giornalistico che mette in condizione il lettore di apprendere le informazioni essenziali della notizia e di scegliere se procedere o meno alla lettura dell’articolo. Dunque, è il distillato ulteriore del senso di una storia, già "spremuto" nell'attacco. Chi fa i titoli? Di solito non è lo stesso giornalista che scrive l’articolo ma alcune figure, dal redattore in su, che lavorano nella redazione. A volte può essere utile farsi ispirare (magari modificandoli) da titoli di film molto noti, canzoni, opere letterarie di una certa popolarità… pezzi di "enciclopedia" comune che possono restituire, attraverso un gioco di parole, il senso dell’articolo e motivare il lettore a leggerlo. Importante è poi, nella composizione del titolo, tenere presente il contenuto visivo della pagina: soprattutto nei settimanali e nei mensili il dialogo fra titolo e immagine è determinante…
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- I VALORI NOTIZIA
Perché alcune notizie si pubblicano e altre no? E perché alcune assumono una certa importanza e altre meno? Di mezzo c’è ovviamente l’arbitrarietà degli autori del giornale che discutono, in redazione, le notizie del giorno. In maniera più o meno consapevole però si fa riferimento a una serie di “valori notizia” individuati nel tempo e che determinano il “peso” delle informazioni. Anche qui con un’importante avvertenza: tutto è relativo nel giornalismo. Una notizia importante per un quotidiano può non esserlo per un mensile, una rivista di motociclette seleziona le notizie in base alla propria missione, a volte dare un certo peso a una notizia, anche ingiustificato dalla cronaca, può avere un significato provocatorio… L’autonomia delle scelte di una redazione non deve mai (o non dovrebbe mai) venir meno.
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- BREVE STORIA DELLA COMUNICAZIONE
Il sistema mediale è in sistema ecologico, con equilibri interni che cambiano nel tempo e nello spazio… e con una sorta di riciclaggio delle modalità di comunicazione che attraversano i millenni. Dalla civiltà della comunicazione orale a quella dei nuovi media, passando per la fase chirografica, tipografica e dei media elettrici… nulla si crea e nulla si distrugge. Per questo all’interno della scrittura giornalistica troviamo alcuni tratti distintivi che recuperano una maniera di mediare le informazioni che risale a oltre cinquemila anni fa…
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- DAL TESTO ALL'IPERTESTO (E RITORNO)
Fra le caratteristiche della civiltà neomediale, quella in cui siamo immersi noi giornalisti della tarda modernità, c’è il passaggio dal testo all’ipertesto (e all’ipermedia). La definizione “storica” di ipertesto è stata fornita da Ted Nelson, filosofo e informatico statunitense, che l'ha messa a punto nel ’65, nel suo libro “Literary machine”, recuperando l’idea del Memex: la prima macchina ad ipotesi ipertestuale, progettata da Vannevar Bush intorno al 1930, basata sulla tecnologia del microfilm. Vi ricordate la definizione di ipertesto secondo Ted Nelson? Qualcosa del tipo: è una scrittura non sequenziale, un testo che si dirama e che consente al lettore di scegliere i percorsi di sfogliamento. Su questa base Ted Nelson aveva messo a punto Xanadu: un ipertesto che avrebbe dovuto raccogliere la letteratura globale attraverso una rete di computer distribuiti in tutto il mondo. Qualcosa di molto simile a internet, no? Secondo Nelson questa ipotesi è ancora valida, anzi internet ne rappresenta secondo lui una versione ridotta, e continua a lavorare verso la realizzazione della sua utopia… Date un’occhiata al suo sito... In aula però abbiamo ragionato intorno ad un’ipotesi diversa, messa a punto nel ’97 dal semiologo danese Espen Aarseth, che ha approfondito in particolare lo studio dei videogame… Proviamo a riassumerla: l’ipertesto è un testo digitale, composto da più nodi, connessi attraverso link elettronici secondo una griglia sequenziale o non sequenziale, progettata dall’autore e accessibile al lettore soltanto attraverso diversi strati di software. L’autore insomma, nel momento in cui compone l’ipertesto, si preoccupa di “scrivere” anche tutti i percorsi possibili che potrà seguire il lettore. Questi legami fra i diversi nodi dell’ipertesto si trovano nella memoria del computer e il lettore può accedervi soltanto utilizzando diversi software, cioè diversi programmi informatici sovrapposti che consentono di sfogliare un cd-rom o di consultare un sito web… E già, perché anche un sito web non è altro che un ipertesto. Volete conoscere un po’ più da vicino Espen Aarseth? Guardate qui…
Dunque, quando lavoriamo ad un articolo per un giornale on line, oltre al testo lineare, noi giornalisti della tarda modernità “scriviamo” anche i link che rendono tridimensionale la fruizione: creando percorsi verso altri contenuti interni, verso siti web esterni, proponendo al lettore degli approfondimenti multimediali (attraverso i link di attivazione, che richiedono cioè al computer remoto di avviare dei software diversi da quello per la lettura del contenuto verbale… ). Questo atteggiamento mentale ha delle conseguenze anche nella maniera di pensare il “vecchio” giornale cartaceo: non per nulla all’interno delle pagine troviamo sempre più spesso dei box di approfondimento, dei contenuti correlati, una specie di ipertesto orizzontale e complanare… al cui interno il lettore può muoversi liberamente ed esercitare le proprie scelte.
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