Il blog del corso di scrittura giornalistica I - Università di Cassino, facoltà di Lettere e filosofia

sabato 31 maggio 2008

Quando finisce il corso?

La domanda sorge spontanea (e infatti molti me la pongono sia via mail, sia sulla chat). A conti fatti, visto che anche giovedì pomeriggio (sempre dalle 14.00 alle 17.00) faremo lezione, il corso si conclude l'11 giugno. La mattina dopo però, giovedì 12 dalle 10.30, faccio ricevimento nella stanza 210 e dunque, chi vuole, può ripassare con me qualche lezione che ha perso.

venerdì 30 maggio 2008

Notizie in mano


Durante la lezione di mercoledì abbiamo parlato delle fonti. Abbiamo distinto tra fonti di primo livello (quelle che non hanno bisogno di verifica) e di secondo livello (hanno bisogno di verifica), dirette (alle quali il giornalista accede personalmente) e indirette (alle quali il giornalista accede attraverso un medium). Per un ripasso date un’occhiata a questo link.

Voglio però sottolineare un punto: il giornalismo secondo me è innanzitutto lavoro sul campo. È ricerca della notizia nella socialità fisica, approfondimento sul territorio e nel rapporto con le persone. Il racconto scaturisce dall’esperienza nei luoghi della realtà e dallo sguardo divergente del giornalista che va oltre la dimensione omologante dell’informazione copia/incolla. Per questo durante la nostra prossima esercitazione, l’ultima, vi proporrò di uscire dall’aula e di realizzare interviste nel contesto della nostra facoltà, in un perimetro convenzionale che rappresenta metaforicamente il territorio di riferimento del giornalista.

Ma lavorare sul campo non significa necessariamente rinunciare alle dimensione virtuale. Vediamo che cosa dice Marco Pratellesi, un giornalista che si occupa di nuovi media, sul suo Mediablog : «Più la tecnologia avanza – scrive in questo post – e più i cronisti possono stare sui fatti. Con lo sviluppo del “mobile journalism” cresce la tendenza negli Usa a tenere fuori i cronisti, lontano dalle redazioni a caccia di notizie a contatto con la gente». Così, racconta Pratellesi, il News-Press di Fort Myers (Florida) doterà nei prossimi mesi i propri redattori di un computer palmare, con tanto di videocamera e registratore, per tornare in strada a raccogliere notizie in tempo reale. Interessante, no? Le nuove tecnologie ci mettono in condizione di realizzare “ritagli di realtà” mentre siamo immersi nella realtà, riscoprendo la propria mano (i palmari si chiamano così proprio perché si tengono sul palmo) come supporto della scrittura. Un altro passo verso l’immediatezza che si basa sulla capacità del giornalista di stare sui luoghi della notizia.

mercoledì 28 maggio 2008

Ok, il voto è giusto



Ecco i risultati della prova intermedia. Mica male, no? Nel complesso stiamo andando bene, vedo qualche 30, diversi 28 e 29… E comunque anche nei compiti di chi ha ottenuto valutazioni più basse ci sono spunti interessanti. Un’annotazione per chi sta sotto il 25 (compreso) e si ritrova un asterisco accanto al nome: non sarebbe male se ci vedessimo insieme i vostri compiti, magari durante l’orario di ricevimento, il giovedì dalle 11.30 alle 13.30. Ovviamente anche gli altri sono invitati a fare lo stesso. Che dire di più? Gli attacchi sono spesso ben gestiti e nella mia valutazione hanno pesato più della risposta alle domande del test. Sui ping: ne sono stati scambiati una quindicina, più o meno nella media degli altri anni. Peccato non poterli utilizzare durante la prova finale, vero?





Antonelli Andrea 30
Apuzzo Annamaria 25 *
Campagna Federica 28
Cellurica Melissa 27
Chianta Debora 27
Coppola Lina Antonietta 30
Costa Maria 28
D’Adamo Eleonora 24 *
De Felice Daniela 29
De Marco Emanuele 28
Delle Donne Mariagrazia 30
Di Pofi Daniela 29
Di Sarra Nausica 26
Di Stefano Marianna 26
Di Vasta Monica 27
Fiorini Federico 23 *
Fiscelli Marta 23 *
Foggia Lorenzo 29
Fragasso Andrea 30
Grimaldi Lucia 28
Ierenze Mariachiara 28
Lauretti Enrica 28
Lorini Roberta 25*
Pitocchi Aurelia 28

martedì 27 maggio 2008

Questione di ore


Ho terminato la prima lettura (anf... alcuni di voi hanno delle grafie impossibili) e il quadro mi sembra buono. Datemi anche qualche ora per rivedere qualche elaborato e vi farò avere i risultati, ok?


Preciso un particolare: le cinque w devono essere presenti in tutte le tipologie di attacco. Anzi, come abbiamo detto in aula, l'attacco finisce quando sono state esplicitati tutti e cinque gli elementi fondamentali dell'informazione. L'importante è farlo con la maggiore efficienza possibile, vale a dire impiegando il minor numero di parole e con lo stile che meglio si adegua sia destinatario, sia al medium che si utilizza.


Come dice lo scrittore Predrag Matvejevic nel suo bellissimo "Breviario Mediterraneo", il mare nostrum finisce dove finisce la coltura dell'ulivo... Allo stesso modo l'attacco finisce dove finiscono le cinque w. Però, a differenza del Mediterraneo, la parte iniziale di un articolo di cronaca deve estendersi il meno possibile, diciamo non oltre 4 o 5 righe (ed è già molto).

domenica 25 maggio 2008

Come lo scorso anno


Va bene, va bene... torno a correggere i compiti. Ma fatemi almeno dire... grazie roooma

venerdì 23 maggio 2008

Molti mi chiedono...

...prof, ha già visto gli elaborati della prova intermedia? Risposta: ancora no (anche perché l'avete fatta ieri...). Ma abbiate fiducia, durante il weekend dovrei riuscire quanto meno a cominciare la correzione. Ci sentiamo!

domenica 18 maggio 2008

Me l’ha detto l’uccellino



La notizia del terremoto nel Sichuan durante l’ultima settimana, vista la sua tragicità, ha trovato molto spazio sui mass-media di tutto il mondo. Anche noi mercoledì ne abbiamo parlato analizzando in aula un bel reportage pubblicato sul “Messaggero” che evidenziava soprattutto il senso di solidarietà interna che attraversa in queste ore la Cina. Ma a dare per primo la notizia del sisma sembra siano stati alcuni utenti di Twitter: una piattaforma del cosiddetto web 2.0 (quello basato sul protagonismo degli utenti) che di solito non viene utilizzata per fare giornalismo.

  • Che cos’è Twitter

Twitter è una rete di microblog creata un paio d’anni fa da una società americana che consente di pubblicare in rete testi non superiori ai 140 caratteri (più o meno quanto un sms). Il simbolo di questo servizio è un uccellino azzurro (Twitter letteralmente significa cinguettio) e gli iscritti raccontano, di solito in terza persona, la propria vita quotidiana attraverso aggiornamenti brevi ma molto frequenti: «Marco è stanco e sta pensando di andare a letto» e poi «Marco beve un tè alla pesca e pensa a come organizzare la prova intermedia della prossima settimana». I micropost, pubblicati a migliaia ogni ora, si possono inviare e ricevere anche via sms. Vengono visualizzati sulla home page generale di Twitter ma anche sulle singole pagine degli utenti che ciascuno sceglie come amici. Anche io ho un account su Twitter che utilizzo, per la verità, piuttosto di rado: se volete dargli un’occhiata è a questo link.

  • E se fosse una nuova forma di giornalismo?
La finalità di Twitter, insomma, sta soprattutto nella costruzione di relazioni interpersonali. Stavolta però, come dicevo, sembra che alcuni utenti di questo social network abbiano battuto sul tempo le grandi testate giornalistiche dando per primi la notizia del terremoto in Cina. Ne parla Alberto D’Ottavi, un giornalista che si occupa prevalentemente di hi-tech, sul proprio blog Infoservi.it: «Scoble scriveva in un post dello scorso 12 maggio - ha iniziato a twittare del terremoto circa alle 8:00 di stamattina». Le grandi testate giornalistiche on line invece, come il New York Times o la Bbc, hanno dato le prime informazioni almeno un’ora dopo. Repubblica.it, sempre secondo D’Ottavi, ha messo in home page la notizia del terremoto alle 11.25. Ma non finisce qui. Leggendo proprio il blog di Robert Scoble, tra i più noti d’America, si scopre che il primo utente di Twitter a riferire del terremoto sarebbe stato un certo Dtan: un cinese che avrebbe dato in tempo reale la notizia e che in effetti nella propria pagina di Twitter si mostra orgoglioso del proprio primato.
  • L'informazione che verrà
Twitter dunque, utilizzato di solito a fini ludici da centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo, avrebbe svolto in questa occasione una funzione diversa, finalizzata all'informazione. È giornalismo? Probabilmente no. Il tempo che è passato fra il primo annuncio su Twitter e i primi lanci sulle principali testate giornalistiche è servito per raccogliere da più fonti le informazioni, verificarle ed elaborarle. La notizia è passata cioè attraverso quella routine di lavoro della quale abbiamo parlato due lezioni fa e questo rappresenta per il lettore una garanzia che Twitter non può dare. Ma è un medium che si mette in competizione con il giornalismo sia sul piano della sintesi, sia su quello del tempismo. E che descrive una possibile evoluzione per i sistemi informativi nella tarda modernità: un flusso ininterrotto di contenuti molto sintetici, distribuiti attraverso piattaforme visualizzabili anche su dispositivi mobili (telefonini, computer palmari ecc.) che consentono agli utenti di interagire su scala globale. Trasformandoli, da semplici fruitori del web, in soggetti attivi dell'informazione.

sabato 17 maggio 2008

Prova intermedia rinviata

Vuoi perché quella di geografia è stata anticipata, vuoi perché in fondo non era ancora il momento… alla fine la nostra prova intermedia è stata posticipata a giovedì 22. Ci vediamo alle 9.00 in aula e lavoreremo fino alle 12.00. Sarà una buona occasione, oltre che per verificare i concetti che avete appreso fin qui, per consolidare le vostre competenze. Perciò consiglio la prova anche ai non frequentanti. Il giorno prima invece completeremo il discorso sulle caratteristiche della civiltà chirografica e, come consiglia qualcuno di voi, ci dedicheremo ad un ripasso generale.

lunedì 12 maggio 2008

Facciamo un ripassino?


Visto che avete deciso di sostenere proprio questo giovedì la prova intermedia... magari date un'occhiata a questo link (c'è una tabella in word da scaricare) per ragionare sulle caratteristiche della comunicazione nella civiltà orale. Qualcosa mi dice che durante la prova intermedia ne parleremo... E mi sa che parleremo anche della civiltà chirografica, vale a dire quella della scrittura amanuense, che si è sviluppata all'incirca dal 3.500 a. C. fino alla nascita della stampa, alla fine del XV secolo. Sottolineo un aspetto: per circa 30.000 anni l'Homo sapiens sapiens (dal quale deriviamo tutti noi) ha comunicato senza scrivere, si trovano soltanto attestazioni di pitture rupestri, dunque di contenuti visivi. Da quando l'uomo ha imparato a scrivere, con la scrittura cuneiforme attestata a partire dal IV millennio a. C. in Mesopotamia, l'evoluzione nella nostra storia mediale ha subito una brusca accelerazione: nel 1.500 è nata la stampa a caratteri mobili (e i libri), nel 1.800 i media elettrici (dal telegrafo alla televisione), nel 1950 quelli digitali (i computer e tutto ciò che ne consegue)... E adesso siamo in una fase fortemente evolutiva che ci conduce, chissà... verso gli ologrammi, gli oggetti virtuali a tre dimensioni che generano un effetto immersivo nella realtà. Nella foto accanto (via Wikipedia): una tavoletta d'argilla incisa all'incirca nel 2.400 a. C. nell'attuale Iraq meridionale.

sabato 10 maggio 2008

Contano più le persone o le organizzazioni?

Viaggio spesso in treno e pago le conseguenze di molti disservizi della rete italiana. Devo dire però che il personale di bordo, controllori e capotreni, il più delle volte sono molto gentili. Oggi per esempio, durante un viaggio fra Roma e Cervia, il treno era in ritardo e rischiavo di perdere la coincidenza alla stazione di Falconara verso nord. Il controllore però si è fatto in quattro per verificare se il treno corrispondente poteva attenderci e ha studiato, orario alla mano, tutte le possibili alternative. Una volta salito a bordo del secondo treno, pure questo con una coincidenza a rischio, un secondo controllore (stavolta donna) ha verificato con la stazione di Rimini se il treno per Ravenna poteva attenderci. Mi ha anche spiegato che, se avessi perso l’ultimo treno per Cervia, le ferrovie mi avrebbero offerto il taxi gratis per arrivarci (saranno almeno 40 chilometri). Poi è tornata da me e prima di entrare in stazione mi ha spiegato con un sorriso smagliante a quale binario sarei dovuto andare per la coincidenza. Qualcuno dirà che fa parte del loro lavoro comportarsi in questa maniera. Penso però che il viaggio di oggi dimostri come sia innanzitutto la qualità delle persone, l’attenzione con cui interpretano la propria professione, a determinare la qualità delle organizzazioni.

Io c’ero


L’altro ieri sono riuscito a prendere il treno da Cassino e ad arrivare in tempo a Roma per l’incontro con Al Gore: l’ex vicepresidente degli Stati Uniti, vincitore lo scorso anno del Nobel per la pace grazie al suo impegno contro i cambiamenti climatici. Gore era al teatro Ambra Jovinelli per presentare il canale italiano di Current tv, un network televisivo via internet, che ha lanciato tre anni fa negli Usa e che basa il 30% del proprio palinsesto su contenuti prodotti dagli utenti. Una tv partecipata, insomma, che promette di dare spazio a video maker indipendenti, giovani giornalisti e creativi retribuendone (fra i 200 e i 500 euro) i servizi.

La foto qui accanto, scattata con il telefonino, mostra gli ospiti sul palco: da destra Mark Goldman (responsabile operation di Sky), Al Gore accanto all’interprete, Marco Montemagno (conduttore della rubrica “Reporter Diffuso” su Sky Tg24), Emilio Carelli (direttore di SkyTg24) e Tommaso Tessarolo (direttore di Current Italia). Si vede anche la platea gremita da centinaia di blogger e internauti di varia natura arrivati da tutta Italia. All’inizio ha parlato mister Gore spiegando gli obiettivi di Current tv: andare oltre la frontalità del sistema mediatico tradizionale, peraltro condizionato dai grandi poteri politici ed economici, e trasformare gli spettatori in soggetti attivi. Ha anche espresso un concetto che si riallaccia al tema della nostra ultima lezione, vale a dire le dinamiche della comunicazione interpersonale, sostenendo che “la democrazia è innanzitutto conversazione”. Dunque, è innanzitutto “dialogo prototipico”, scambio di saperi e informazioni “peer to peer” (fra pari) più che “top-down” (dall’alto verso il basso).

L’incontro, presentato da Emilio Carelli (autore peraltro di uno dei nostri libri di testo), è stato trasmesso in diretta da Sky, credo che il video sia disponibile da qualche parte su internet. La parte più interessante secondo me (devo dire che in qualche passaggio Gore mi è sembrato un po’ retorico…) è stata quella in cui hanno preso la parola i blogger. Per un’ora circa il Nobel ha interloquito con loro parlando di libertà di stampa, futuro della rete, ibridazione fra internet e tv. Hanno preso la parola diversi autori di blog molto seguiti (vi segnalo fra gli altri http://www.pandemia.info/ di Luca Conti, un ambientalista assai esperto di nuovi sistemi mediali). Dimostrando come quest’area della comunicazione abbia raggiunto una piena maturità che la mette in competizione, o quantomeno in alternativa, con quella dei mass-media tradizionali sempre più noiosi, piatti e ripetitivi…

martedì 6 maggio 2008

E' un gioiello

Domani vedrete...

lunedì 5 maggio 2008

Per chi non l'avesse visto...


Possiamo dialogare in tempo reale attraverso il nostro blog. E' facile:

* accanto alla mia foto, nella colonna di destra, c'è una piccola icona con sopra scritto "parla con il prof".

* se in quel momento sono connesso la scritta diventerà azzurra e sotto comparirà un avviso ("Adesso sono on line").

* Basterà cliccare sopra la scritta azzurra e si aprirà una finestra attraverso la quale potremo dialogare con la tastiera.

E in alternativa naturalmente c'è sempre l'e-mail...

sabato 3 maggio 2008

Facciamo il punto

Che cosa abbiamo appreso durante queste prime tre lezioni (più un’esercitazione)? Spetta innanzitutto a voi dirlo. Anche io però ho provato a fare il punto sul significato d’insieme del discorso che abbiamo fatto fin qui. Mi sembra che il concetto più importante stia nel fatto che prima di scrivere, o quantomeno contestualmente all’atto della scrittura, l’autore valuta in maniera più o meno consapevole alcuni parametri. Vediamoli:

1) che cosa racconto. Ovvero, quale scampolo di realtà trasformo in una notizia. È una scelta che il più delle volte, all’interno delle redazioni, avviene in una dimensione collettiva. Ci sono dei criteri che guidano i giornalisti a capire quali sono i fatti più importanti della giornata, si chiamano “valori notizia” ma ne parleremo più avanti. Se però volete intanto farvi un’infarinatura… c’è il link qui sotto.
DISPENSE: i valori notizia

2) a chi lo racconto. È il problema del destinatario, sintetizzabile in una frase a noi ormai nota (“il primo passo dipende dall’ultimo”). A seconda del profilo dell’enunciatario varia sia il linguaggio (pensate a com’è diversa la morfologia del periodo in una rivista per ragazzi da quello dei quotidiani economici…), sia la maniera stessa di interpretare la notizia (ma su questo vedi il punto 4).

3) attraverso quale medium lo racconto. Anche il medium condiziona il linguaggio rendendo assai diverso il testo composto per una testata che fornisce contenuti informativi via sms da un trimestrale d’approfondimento. Il fatto stesso di scrivere ci predispone verso una sintassi e verso tematiche diverse da quelle che affrontiamo parlando: la critica alla ragion pura di Kant avrebbe difficilmente visto la luce in un contesto di pura oralità (e comunque io non l’ho ancora capita).
DISPENSE: le tipologie di attacco

4) perché lo racconto. Esiste un perché rivolto all’indietro, che riguarda i criteri di notiziabilità di cui parlavamo nel punto 1. E un perché rivolto al futuro, intenzionale, che riguarda cioè gli obiettivi per cui racconto una determinata storia. Ogni narrazione contiene del resto una scelta prospettica da parte del giornalista, una tesi di fondo che ne determina il senso: chi è il protagonista della vicenda che sto narrando, il soggetto del programma narrativo che sto descrivendo, chi svolge funzioni di antisoggetto? Qual è l’oggetto di valore che le due figure attanziali si contendono? Quali valori verranno esplicitati attraverso la sanzione? Su quale delle quattro fasi del programma narrativo mi concentro?
DISPENSE: la semiotica semionarrativa

Anche se con una diversa articolazione si ripropongono, insomma, le tre domande cruciali della progettazione mediale: per chi, per cosa, in quale contesto.

Il salto di medium è il messaggio

Beh, con il corso non c’entra niente (o forse sì)… Però finalmente ho ricevuto le bozze di un volume edito da Franco Angeli ("L’arte dello spettatore") in cui comparirà un mio saggio sulle dinamiche della comunicazione urbana nella tarda modernità. Contiene un concetto sul quale mi sono concentrato negli ultimi tempi, il “salto di medium”, vale a dire il passaggio da un medium all’altro durante la conversazione interpersonale. Il libro esce intorno al 10 giugno e recupera sul piano sincronico la logica della “remediation” messa a punto da David Bolter e Jay Grusin, autori di quel libro con la copertina gialla (“Remediation”, appunto) che avevo portato in aula durante la prima lezione. L’idea di fondo è che la progressione verso l’immediatezza della conversazione, passando dal semplice squillo del cellulare all’sms, dalla videochiamata alla socialità fisica, non sia casuale. Esiste anzi una strategia da parte degli interlocutori, un’intenzionalità nel gestire in maniera più o meno opaca la conversazione a seconda del medium che si utilizza. Tanto da farci ipotizzare, parafrasando McLuhan, che il “salto di medium” è il messaggio.

venerdì 2 maggio 2008

Il tempo di scrivere


Che differenza c’è fra scrivere un romanzo, un articolo di giornale e un post per un blog? Intorno a questa domanda abbiamo già ragionato durante queste prime lezioni. Abbiamo visto, infatti, che il supporto attraverso il quale si media un contenuto condiziona il linguaggio che si utilizza. Anzi, come sosteneva Marshall McLuhan, il principale teorico della comunicazione del Novecento, “il medium è il messaggio”. Per questo se ci apprestiamo a scrivere un articolo per un giornale on line utilizzeremo un tipo di attacco tendenzialmente diverso da quello che avremmo scelto per un giornale cartaceo.

D’altro canto i lettori hanno aspettative diverse: dal giornale on line si aspettano (sempre in linea di massima) di essere informati con tempestività, sul giornale di carta cercano invece una chiave di lettura che li aiuti a organizzare e ad interpretare le notizie che hanno appreso da fonti diverse. Da un blog si aspettano commenti personali o notizie che altrove non troveranno. Nel romanzo, poi, cercano un’esperienza dell’immaginario che fa riferimento più alla scrittura creativa che non a quella giornalistica (per quanto, basti pensare a Truman Capote, alcuni articoli particolarmente affascinanti sono stati scritti con lo stile del romanzo). C'è una differenza però che riguarda l’autore, la sua maniera di procedere e di organizzare il lavoro. A seconda del medium che si utilizza cambia persino la tempistica della scrittura. Guardate che cosa scrive al riguardo Steven Poole, un giornalista e compositore inglese che è anche autore di romanzi e titolare di un blog:


“Quando scrivo un libro ho a disposizione mesi o anni. Raccolgo parole in
capitoli che poi rileggo, taglio e faccio leggere ai miei amici perché li
smontino senza pietà (…) Quando scrivo un articolo ha a disposizione ore o
giorni. Scrivo il doppio del necessario e poi taglio fino a che non raggiungo il
numero di parole stabilito. A quel punto lo mando al giornale e forse un editor
mi chiamerà per farmi un paio di domande, permettendomi di chiarire una frase o
di correggere un refuso (…) Quando scrivo un post ho a disposizione ore o
minuti. Il caffè entra in circolazione e le mie dita diventano velocissime.
Nessuno lo vede finché non clicco il tasto “pubblica” e comincio a controllare
ossessivamente il traffico sul sito…”.

Questo articolo è uscito oggi su Internazionale, un interessantissimo settimanale che raccoglie servizi dai giornali di tutto il mondo, cerco magari di portarvi il testo integrale in aula ma intanto penso lo stralcio che vi propongo che offra più di uno spunto per capire quanto contano le condizioni al contorno nelle dinamiche di scrittura. Il blog di Steven Poole si trova invece a questo link.

giovedì 1 maggio 2008

Una novità nel blog

Da oggi possiamo dialogare in tempo reale attraverso il nostro blog. E' facile:

* accanto alla mia foto, nella colonna di destra, c'è una piccola icona con sopra scritto "parla con il prof".
* se in quel momento sono connesso la scritta diventerà azzurra e sotto comparirà un avviso ("Adesso sono on line").
* Basterà cliccare sopra la scritta azzurra e si aprirà una finestra attraverso la quale potremo dialogare con la tastiera.
Provare per credere! E in alternativa naturalmente c'è sempre l'e-mail...