Il blog del corso di scrittura giornalistica I - Università di Cassino, facoltà di Lettere e filosofia

giovedì 29 aprile 2010

Dopo la prova intermedia


E pure questa è fatta… Dopo un primo gruppetto di lezioni (su cui spero riuscirò a tornare in uno dei prossimi post) stamattina abbiamo affrontato la prova intermedia. I tempi di consegna sono stati piuttosto rapidi, buon segno, non siamo andati oltre le due ore e mezzo. E sbirciando qua e là, mentre scrivevate, ho visto una buona elaborazione dei concetti. Questa prova si è svolta soprattutto sul piano teorico visto che le esercitazioni pratiche durante il corso sono non valutative. Quella finale invece, che abbiamo già fissato per il 2 e 16 luglio, sarà una vera e propria prova di scrittura giornalistica. Le prossime settimane serviranno per entrare nel merito del linguaggio utilizzato sui giornale puntando in particolare l’attenzione su quanto avviene nei nuovi media, dove le modalità della fruizione si alterano rispetto a quanto accade sui “vecchi” media cartacei: i tempi e le posture dei destinatari mettono alla prova la capacità di sintesi dei narratori ma allo stesso tempo la scrittura diventa collaborativa, il giornalismo si pone sempre di più sul piano della conversazione con gli utenti, la “sostanza dell’espressione” si orienta verso la multimedialità… Ma un passo alla volta.



A lato un paio d’immagini di una vostra esercitazione in aula informatica: mercoledì prossimo approfondiremo ulteriormente il senso dell’alternanza fra discorso diretto e indiretto nella dialettica della narrazione agonistica.

lunedì 19 aprile 2010

Giornalisti no-profit


Date un’occhiata a questo link. Vi mostra un giornale on line, ProPublica, che ha appena vinto il premio Pulitzer: il più prestigioso premio giornalistico assegnato ogni anno negli Stati Uniti dalla Columbia University. La particolarità sta nel fatto che Propublica è un giornale no-profit, ovvero: è stato finanziato tre anni fa da due filantropi americani, Herbert e Marion Sandler, e mette le proprie inchieste gratuitamente a disposizione degli altri giornali. Il premio è stato conferito a Propublica grazie ad un’inchiesta realizzata dalla giornalista Sheri Fink su quanto è accaduto nell’ospedale di New Orleans subito dopo il passaggio dell’uragano Katrina, nel 2005: le sale operatorie erano allagate, mancava l’energia elettrica, i pazienti non potevano essere curati. Così i medici, non potendo evacuare i feriti, hanno deciso di praticare loro alcune iniezioni letali. Un servizio durato due anni di lavoro che rivela una verità tragica sulla quale altre testate non avevano voluto o saputo indagare. È stato pubblicato lo scorso 30 agosto dal New York Times consentendo così a Propublica di diventare il primo new media ad aggiudicarsi il Pulitzer.

Sarà questo il destino del giornalismo? Ricavarsi degli spazi di autonomia in un panorama di generale omologazione? Chissà, molto dipende dalla capacità dei giornalisti di credere fino in fondo nella propria missione, che è quella di esprimere una narrazione originale e di evidenziare scampoli di realtà che altri colleghi, magari, non vedono. Intanto arriva anche in Italia una nuova pratica, il giornalismo on-demand: su www.dig-it.it gli utenti possono suggerire un’inchiesta, la redazione ne verifica la validità e a quel punto parte la raccolta fondi fra tutti coloro che visitano il sito. Una volta raggiunto il budget l’inchiesta viene realizzata. Esperienze come questa negli Stati Uniti già esitono ma è sintomatico che stiano giungendo anche da noi: Dig-it è ancora una testata di nicchia ma dimostra come i lettori avvertano il bisogno di un giornalismo vero, finalizzato alla ricerca di una verità che non può certo dirsi oggettiva ma quantomeno argomentata con dati raccolti sul campo e verificabili. Un giornalismo indipendente che mette al centro l'interesse dei lettori.

I nuovi media stanno cambiando il giornalismo, aprendo spazi di conversazione con gli utenti che possono determinare sempre di più la morfologia del testo: propongono temi, integrano la narrazione giornalistica con i propri commenti, possono trasformarsi in reporter nel segno del cosiddetto citizen journalism. Richiedendo ai giornalisti di professione uno sforzo in più: quello di restare all’altezza di lettori sempre più esigenti, attivi e competenti.

sabato 3 aprile 2010

...Via!


Anche quest'anno il corso, come uno Shuttle, è partito. Durante le prime orbite abbiamo messo a punto alcune definizioni importanti, come quella di "notizia" e di "testo". In entrambi i casi si tratta di porzioni convenzionali della realtà ma attenzione: la notizia è il materiale di lavoro del giornalista, che la definisce pensando all'interesse di chi potrà fruirne (leggendo un articolo sul giornale, osservando un servizio televisivo, ascoltando il giornale radio...). Un giornalista, come riporta anche il Papuzzi nel nostro libro di testo, citando Piero Ottone, deve chiedersi: quante persone interesserà questo fatto? E quanto le interesserà?

Il testo invece, nell'accezione della semiotica, è qualcosa di più complesso: è un'unità di contenuto che possiede un certo significato per qualcuno che la osserva, la sua identificazione prescinde dalla sostanza dell'espressione (il linguaggio verbale, quello visivo o sonoro, le vibrazioni del joystick di un videogame...) che si utilizza. Ogni porzione di realtà che possiamo analizzare, compresa la nostra aula, rappresenta in qualche mood un testo. Non tutti i testi però possiedono lo stesso livello d'informatività, vale a dire la stessa capacità di fornire al destinatario delle informazioni nuove: un determinato testo può presentare dei contenuti interessanti per un certo gruppo di destinatari, per un altro invece può risultare del tutto insignificante. Avrà dunque per quest'ultimo un basso livello di informatività ma non per questo smetterà di essere un testo. Facciamo un esempio? La parte del manuale di scuola guida in cui si spiega il funzionamento del motore sarà interessante per gli automobilisti inesperti, perché contiene delle informazioni per loro nuove; per un meccanico invece sarà priva d'interesse, anzi noiosa perché già conosce quei concetti. Dobbiamo abituarci insomma ad andare oltre l'accezione ordinaria del concetto di "testo", quella riferita al testo letterario, assumendo come parametro della nostra produzione testuale i requisiti del destinatario. D'altro canto abbiamo già detto, insieme a René Daumal, che il primo passo dipende dall'ultimo, no? In sintesi possiamo dire che una notizia è un testo con un alto livello di informatività.

Le prime due lezioni ci sono servite anche per ragionare intorno alla definizione di giornale, al concetto di organizzazione plastica della pagina, alle tendenze della stampa contemporanea. Trovate una scheda riassuntiva a questo link. E mercoledì, in aula informatica, si prosegue con la prima esercitazione...