Studenti al 100%
Beh, in quattro anni a Cassino non mi era mai capitato… Nella mappa dei risultati attesi dagli studenti quest’anno il 100% degli interpellati si è posizionato nella categoria dell’apprendimento (le altre due erano la ricerca teorica e il curriculum, vale a dire la necessità di colmare il numero degli esami…).
Fra loro però le motivazioni in realtà si differenziano molto: c’è chi è fortemente orientato verso la professione giornalistica: «Voglio fare la giornalista!», «Diventare giornalista», «Il mondo del giornalismo è affascinante. Apprendere come muoversi in questo mondo è ciò che mi aspetto» scrive qualcuno. E c’è invece chi si aspetta più semplicemente di «imparare a scrivere bene» un articolo, di «conoscere le tecniche di scrittura» senza pensare che questo potrebbe diventare un vero e proprio lavoro…
Un terzo gruppo invece segue il corso di scrittura giornalistica con l’obiettivo di imparare a leggere gli articoli dei giornali: un obiettivo non da poco, vista l’opacità del linguaggio con cui spesso vengono scritti. Fra i “giallini” ce ne sono poi un paio che nominano il giornalismo ambientale: mi fa piacere che questo tema vi interessi visto che ultimamente è diventato (per fortuna) di grande attualità. Chiudiamo con la citazione di un ultimo messaggio che una/uno di voi ha lasciato sul cartellone: «Imparare a scrivere articoli riuscendo ad essere sintetici ma giusti nel contenuto». È proprio questo il punto d’equilibrio che dovremo trovare: esprimersi con la maggior sintesi senza oscurare, o peggio distorcere, il senso della storia che raccontiamo. Durante le prossime esercitazioni, dopo aver lavorato ancora sull’analisi semionarrativa e sull’alternanza fra mimesi e diegesi, cominceremo ad andare in questa direzione… Ci vediamo domani! E buon primo maggio…
2 commenti:
certamente l'arte del gionalismo come c'è stata da lei presentata ha ossunto una funzione molto più completa ai miei occhi.C'è qualcosa nel raccontare e nello scrivere una notizia,che io non avevo mia considerato.Un giornale può mostrare mille mondi diversi a mille occhi spettatori...è affascinante il modo in cui una parola può svilupparsi all,interno di un contesto.Visto che sono stata assente alla paima lezione vorrei poter dire perchè ho scelto questo corso:Ho sempre avuto paura di scrivere perchè ogni volta avevo sempre la sensazione di non aver fatto un buon lavoro e vorrei provare a migliorarmi a rendermi più sicura nel maneggiare la penna.Saluti,buon primo maggio anche a lei,a domani.
ho letto un suo editoriale sulla coscienza ambientalista degli italiani: una coscienza che credo, senza pessimismi, sia in realtà solo di facciata. i dati non sono proprio incoraggianti, e il tempo stringe ogni giorno di più. in Calore!, Monbiot dice: "desideremo che i nostri governi fingano di agire, prendendoci la soddisfazione morale di affermare ciò che sappiamo essere giusto, senza il disagio di metterlo in pratica.(...)i partiti politici sanno che ci lamenteremo delle loro inacpacità, ma che non scenderemo in piazza. sanno che nessuno è mai insorto a favore dell'austerità". è un quadro triste, confermato da una realtà fatta di strade di campagna piene di rifiuti, città oppresse dallo smog, paradisi esotici incontaminati oppure scomparsi sotto le acque, biodiversità e paesaggi in agonia.. . di fronte a tutto questo, dovremo riflettere e fare la cosa più banale e utile: mettere in pratica le buone intenzioni. tuttavia, credo in un inFAUSTo presagio: l'umanità capirà i suoi errori solo quando si troverà davanti a vivere in prima persona le catastrofi che la natura ci scaglierà contro. personalmente la penso come la guida alpina che parla sull'articolo de La Stampa di giovedì scorso: quasi quasi mi auspico che questi cambiamenti avvengano il prima possibile...nonostante tutto, non sono un disfattista radicale: credo nelle potenzialità del giornalismo ambientale, della denuncia sociale. ma TUTTI DOBBIAMO SMETTERLA con le falsità esteriori: DIAMOCI UNA MOSSA, VERAMENTE, UNA VOLTA PER TUTTE
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