Elogio di Monbiot
…a proposito di giornalismo ambientale: George Monbiot è uno dei più accreditati comunicatori in questo campo. Ha 43 anni ed è impegnato in diverse battaglie a tutela del territorio e degli equilibri naturali. Cura un rubrica settimanale per il quotidiano inglese “The Guardian”. Possiede anche un blog personale (www.monbiot.com) nel quale si può rintracciare gran parte dei suoi interventi. Insomma, una figura davvero interessante (su Wikipedia c’è la sua biografia). Recentemente è uscito in Italia “Calore!”, un volume edito da Longanesi che fa il punto sugli sconvolgimenti climatici, di cui tanto si parla in questo periodo, e sulle strategie per fronteggiarlo. Alessandro sta leggendo questo libro e vedremo che cosa ne pensa… intanto ho pensato di riportare sul nostro blog una recensione che ho pubblicato al proposito sul quotidiano Europa dello scorso 21 aprile, in occasione dell’ultimo Earth Day. Ma Alessandro, occhio… non farti influenzare, eh? Specialmente nella recensione, che è un tipo di contenuto finalizzato al commento,ognuno deve esercitare il proprio punto di vista... …per festeggiare almeno su Europa l’Earth Day abbiamo pensato Il primo è la schiettezza: pochi giornalisti ambientali hanno il coraggio di denunciare, come fa Monbiot dalle colonne del Guardian o attraverso il suo blog (www.monbiot.com), l’ipocrisia degli ecovip o i tentativi di greenwashing delle aziende. Ma anche l’incoerenza degli ambientalisti: «Pensare come persone etiche, vestirsi come persone etiche, arredare le nostre case come persone etiche non significa nulla se non ci comportiamo come persone etiche» scrive nel capitolo dedicato al turismo sostenibile. Il secondo è la scomoda lucidità della sua analisi che ridimensiona la portata di alcune presunte soluzioni agli squilibri climatici e ne valorizza altre. Un esempio? Le agroenergie: «Oggi la materia prima più economica è l’olio di palma – racconta – Ciò significa che la produzione di biocombustibile è una formula per innescare non solo un disastro umanitario ma anche una catastrofe ambientale». Al contrario l’«internet dell’energia», vale a dire la microgenerazione con le celle a idrogeno, rappresenta la vera innovazione su cui i governi dovrebbero investire. Il terzo motivo, forse il più importante, sta nella percezione di un domani migliore che permea il pensiero di Monbiot e nella sua ferma convinzione che la Terra (contrariamente a quanto sostiene James Lovelock, il padre della teoria di Gaia) si possa salvare. A patto che l’ambientalismo cambi marcia: «Non vorrei indurvi a lamentarvi dell’incapacità dei nostri governi – si legge nell’introduzione – ma costringere tali governi a invertire le loro politiche entrando a far parte di quello che deve diventare il movimento più grande del mondo». E aggiunge: «Nel caso dei cambiamenti climatici vale la pena di combattere». Quelle di Monbiot ci sembrano le parole migliori, insomma, per fare gli auguri alla Terra. E anche per immaginare una nuova identità dell’ambientalismo centrata sul rigore scientifico, sulla trasformazione degli stili di vita e sul coraggio dei decisori.
di chiamare idealmente in causa George Monbiot, il giornalista inglese di cui è stato appena pubblicato in Italia "Calore!": un volume (Longanesi, 300 pagine, 18,60 euro) che la scorsa settimana abbiamo potuto soltanto nominare ma che invece merita di essere rilanciato con evidenza per almeno tre motivi.
2 commenti:
innanzitutto la ringrazio per il post.Non conoscevo questo giornalista e credo ke per noi alle prime armi sia importante conoscere e leggere chi scrive in materia da molto tempo.
Mi ha colpito la lezione al Cts, anche se un pò complicata e forse troppo 'metafisica' per un naturalista; ma ha suscitato la mia curiosità. seguirò il blog, sperando di trovare qualche altro incipit interessante.
Salve, grazie a lei per la visita... spero durante la giornata da voi di aver condiviso le caratteristiche essenziali della scrittura giornalistica, che passano attraverso la ricerca del senso di un racconto... a presto!
marco
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