Ingrid è libera
Ieri sera intorno alle 9.30 sono stato raggiunto anch'io dalla notizia che Ingrid Betancourt, insieme ad altri 14 ostaggi, è stata finalmente liberata. Ne avete sentito parlare certamente anche voi: è la candidata alla presidenza della Colombia, impegnata nella difesa dell'ambiente e dei diritti umani, rapita oltre sei anni fa dalle Farc, un'organizzazione clandestina del paese. A questa notizia i giornali on line di tutto il mondo hanno immediatamente dedicato l'apertura: su questo link Repubblica raccoglie le principali home page. E anche i quotidiani cartacei oggi in edicola, nonostante la notizia sia stata diffusa piuttosto tardi per il nostro fuso orario, daranno certamente molto spazio a questa vicenda.
Ingrid Betancourt aveva vissuto per diversi anni in Francia, è anche sposata con un francese e dunque per i giornali di questo paese la sua liberazione è ancora più notiziabile. Anche in questo caso però la notizia non viene riferita in maniera neutra, ogni testata segue la propria prospetticità. Vediamo in sintesi:
- Le Figaro, giornale d'ispirazione conservatrice, titola (in italiano) "Questa operazione entrerà negli annali nella storia" alludendo all'efficacia dell'azione militare che ha portato alla liberazione della donna.
- Libération invece, più vicino ai progressisti, punta sugli "human interest" con un titolo iconico e patemico: "Fine del calvario per Ingrid Betancourt".
- In mezzo Le Monde, la testata più istituzionale, costruisce un titolo centrato sul contenuto dell'articolo che è in realtà un resoconto in diretta: "Emozionata e in buona salute Ingrid Betancourt racconta la propria liberazione".
Dietro questa diversa maniera di presentare la notizia c'è una diversa valutazione del contesto in cui è avvenuta: sottolineare la buona riuscita dell'operazione militare (vale a dire la performanza) significa sostenere implicitamente le scelte del presidente colombiano Uribe che si era rifiutato, con il sostegno di George Bush, di trattare con i guerriglieri. Al contrario, portare in primo piano la persona liberata (dunque l'oggetto di valore) significa distogliere l'attenzione dalle dinamiche della sua liberazione e riaffermare i valori di cui la Betancourt si fa portatrice.
Che cosa ne pensate? Per un approfondimento, se vi va, date un'occhiata al blog del giornalista italiano Rocco Cotroneo, corrispondente del Corsera da Rio de Janeiro. Altro link interessante, quello di Limes: un'interessantissima rivista di geopolitica che pubblica la cartina della zona in cui la Betancourt era detenuta, nel cuore della giungla colombiana.
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