Solo tre mani alzate
Ieri finalmente ho conosciuto la classe del corso 2008. E come ogni anno ho cercato di capire quanti di loro seguono questo corso con l’intenzione di lavorare, un domani, come giornalisti. Solo in tre (su una trentina di presenti) hanno alzato la mano… Pochi, vero? Per essere una facoltà umanistica direi di sì. Ma è anche vero che la professione giornalistica non affascina più come un tempo. E forse viene percepita come un percorso difficile, che si compie con tempi molto lunghi, facendo mille sacrifici...
Non lo nego. Ma innanzitutto vorrei che quanti pensano di fare questo lavoro si pongano questa domanda: a che cosa serve oggi fare il giornalista? Quale funzione svolgono i giornalisti nella nostra società? Servono ancora, come accadeva un tempo, a rivelare il vero, a farne oggetto di una consapevolezza pubblica? O sono anch’essi manipolati (occhio a questo termine che non utilizzo in maniera casuale…) dalla realtà che raccontano? Forse, tutto sta a trovare le motivazioni giuste per immettersi in una strada effettivamente così difficile, lungo la quale sono soprattutto i giornalisti oggi a dover difendere la propria autonomia di giudizio… Tanto per ragionarci sopra, date magari un’occhiata al sito “Piccoli giornalisti”: troverete qualche spunto di riflessione e anche diverse informazioni pratiche.
Questo corso deve comunque essere utile anche a chi possiede aspirazioni professionali diverse. Cercherò quindi di portare gli studenti dietro le quinte della narrazione giornalistica per ragionare insieme sulla costruzione del senso. Come punto d’arrivo poi vorrei farvi osservare questo genere letterario nella sua dimensione più avanzata, quella dei nuovi media, dove la scrittura assume una morfologia innovativa, direi quasi tridimensionale. È la scrittura della tarda modernità, quella che si esercita su oggetti di medazione sempre più piccoli recuperando, paradossalmente, modalità sintattiche che risalgono all’epoca della civiltà orale. Vedete l'immagine? E' un display flessibile sperimentato dalla Philips sul quale si visualizzano lettere e immagini grazie all'e-ink, l'inchiostro elettronico. Mi appassiona molto questo aspetto della nostra ricerca, spero interessi anche a voi. Ci vediamo mercoledi!
Non lo nego. Ma innanzitutto vorrei che quanti pensano di fare questo lavoro si pongano questa domanda: a che cosa serve oggi fare il giornalista? Quale funzione svolgono i giornalisti nella nostra società? Servono ancora, come accadeva un tempo, a rivelare il vero, a farne oggetto di una consapevolezza pubblica? O sono anch’essi manipolati (occhio a questo termine che non utilizzo in maniera casuale…) dalla realtà che raccontano? Forse, tutto sta a trovare le motivazioni giuste per immettersi in una strada effettivamente così difficile, lungo la quale sono soprattutto i giornalisti oggi a dover difendere la propria autonomia di giudizio… Tanto per ragionarci sopra, date magari un’occhiata al sito “Piccoli giornalisti”: troverete qualche spunto di riflessione e anche diverse informazioni pratiche.
Questo corso deve comunque essere utile anche a chi possiede aspirazioni professionali diverse. Cercherò quindi di portare gli studenti dietro le quinte della narrazione giornalistica per ragionare insieme sulla costruzione del senso. Come punto d’arrivo poi vorrei farvi osservare questo genere letterario nella sua dimensione più avanzata, quella dei nuovi media, dove la scrittura assume una morfologia innovativa, direi quasi tridimensionale. È la scrittura della tarda modernità, quella che si esercita su oggetti di medazione sempre più piccoli recuperando, paradossalmente, modalità sintattiche che risalgono all’epoca della civiltà orale. Vedete l'immagine? E' un display flessibile sperimentato dalla Philips sul quale si visualizzano lettere e immagini grazie all'e-ink, l'inchiostro elettronico. Mi appassiona molto questo aspetto della nostra ricerca, spero interessi anche a voi. Ci vediamo mercoledi!
1 commento:
Salve prof! A mio avviso il mestiere del giornalista non è semplice, ma seguo questo corso con la voglia di apprendere le basi e capire se è la strada giusta per me.
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