Il blog del corso di scrittura giornalistica I - Università di Cassino, facoltà di Lettere e filosofia

martedì 9 ottobre 2007

Il giornalismo può essere oggettivo?

La domanda è riemersa oggi durante un incontro (il primo…) con gli studenti del corso di giornalismo “Laura Conti”, organizzato da “La Nuova Ecologia”. Devo dire che ogni volta mi capita di introdurre alla scrittura giornalistica attraverso la semiotica narrativa il quesito si ripresenta con buona puntualità… Ma insomma, mi viene detto, se il senso di ogni storia dipende innanzitutto dal punto di vista del narratore, se la “fatale prospetticità” del giornalista (come la definisce Umberto Eco) diventa una regola del gioco, che fine fa l’oggettività? Non rischiamo di avallare un giornalismo di parte, che strumentalizza le storie e ne flette il senso a seconda del sistema di valori, dell’ideologia di chi scrive (o, peggio, di chi edita)? Sulla questione, come potrete immaginare, fra giornalisti si è discusso (e si discute) a lungo. Voglio ragionarci ancora un po’ sopra… L’oggettività, mi viene da dire, è un o obiettivo verso il quale noi giornalisti dobbiamo tendere. Ma dobbiamo anche essere consapevoli che nessuno di noi, fuori e dentro il giornalismo ambientale, può definirsi depositario della verità. Il nostro valore di riferimento deve essere l’onestà nei confronti del lettore e delle fonti che utilizziamo, dobbiamo riferire storie ben circostanziate senza omettere (o distorcere) particolari di cui siamo a conoscenza. Abbiamo anche il dovere, dettato dalla deontologia, di sentire la controparte. La differenza, allora, sta forse tra le storie ben circostanziate, di cui il giornalista determina inevitabilmente il senso, e quelle in cui le fonti o le informazioni vengono manipolate per sostenere una tesi preconcetta. Ma mi piacerebbe sentire anche opinioni diverse e articolare ulteriormente il discorso…

1 commento:

Francesco Perotta ha detto...

Il post è molto affascinante e cercherò di fare due considerazioni molto sintetiche.
La prima parte da una frase di Oscar Wilde: "Sólo podemos dar una opinión imparcial sobre las cosas que no nos interesan, sin duda por eso mismo las opiniones imparciales carecen de valor". Wilde, sottolinea essenzialmente che l’oggettività è un valore che appartiene a quelle discussioni che non ci interessano, le altre invece, chiaramente vengono riportare secondo dei criteri che sono prospettici del giornalista; ciò che si scrive è frutto di ciò che si è. E’ forse questa una colpa del giornalista?
La seconda considerazione è figlia di una domanda: ma cosa interessa al lettore? Ebbene, non l’oggettività della notizia come valore assoluto, quanto piuttosto la giusta notizia; e dunque, cosa si intende per giusta notizia? Una notizia non faziosa, non strumentale, che ponga il principio del contraddittorio quale condizione sine qua non per esprime appieno concetti e fatti. Una giusta notizia trattata secondo quei criteri prospettici simili a quelli del target al quale si indirizza l'attività editoriale. Ci sarà un motivo per il quale in Italia esistono giornali diversi come il Manifesto, il Giornale e La Nuova Ecologia? Certo che c’è un motivo. Dunque, nel riportare la stessa notizia, quale giornale è oggettivo? Forse nessuno, forse tutti. Ognuno parte dalla propria prospettiva.
Ultimissima cosa, qualcuno solleverà questo tipo di discorso: una cosa è riportare una notizia di una manifestazione con 100 persone altra è riportarla con 10000. Questo è assolutamente vero, però qui entrano in gioco altri due fattori: le fonti (più’ o meno simili) e il cattivo giornalismo (quello si, che è un valore assoluto).